mercoledì, gennaio 30, 2008

On time.

[La solita recensione settimanale di Torchwood.]

Onesta puntata, che dire. Eroismo e codardia, paradossi temporali, amori impossibili. Pure una battuta sulla guerra in Iraq telefonata ma con detta levità che faceva perdonare molto. Un macchinario che risolve ex machina (chiedo venia per il bisticcio) un finale tirato per cinque minuti di troppo - ci mettevano John Barrowman che leggeva le pagine gialle e noi eravamo contenti lo stesso. I fan di Toshiko (bravi ragazzi, son certa) hanno avuto le loro soddisfazioni, e gli shipper di Owen/Tosh stanno facendo la ola. Il bacio tra Ianto e Jack ha fatto partire l'applauso nella RestoDellaCasa - immagino che i perfidi sceneggiatori stiano preparando qualche bel sabotaggio della coppia, tanto ogni sguardo tra i due è una delizia per tutti noi romanticosi.

Alla prossima: puntata Gwen-centrica, e forse ci togliamo dalle palle l'autotrasportatore sovrappeso - giubilo e gaudio.

(Ma dov'è Martha Jones? Voglio Martha Jones!)

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You don't need me to show the way, girl.

All'andata c'era un pargolo pestifero nel sedile dietro, e un genitore che tentava di placarlo declamando con toni da Tonio Cartonio un albo di Diabolik. Ho salutato troppo di fretta troppe poche persone - ma la piacevolezza dell'incontro ha compensato i tempi stretti. Ho mangiato come un porcellino. Mi sono data al consumismo: un cappotto prugna spigato, un paio di scarpe molto in saldo, due borse (da Ida del Castillo, corso di Porta Ticinese accanto a S.Eustorgio: consiglio vivamente), un DVD di C'era una volta il West dove in quarta di copertina spoilerano che cosa Armonica vuole da Frank. Già che riesco di nuovo ad ascoltare musica, ho messo sul computer una mezza discografia dei Beatles (dimenticandomi il Bianco, accidenti). E ho anche capito che Please Please Me parla di quella cosa lì (che ci volete, a volte son proprio ingenua). Sono rientrata riuscendo a studiacchiare per via, in tempo per cenare finalmente con il marito.

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venerdì, gennaio 25, 2008

(Intanto.)

Ho ripreso a scrivere la tesi - iniziato forse è più preciso, visto che ho buttato via tutto il lavoro vecchio e ho cominciato ex novo. Un lampo di consapevolezza: quest'estate ero proprio messa male, diamine.

I tre-dottori-in-cinque-giorni sono andati bene, grazie - a parte il rischio di broncopolmonite per essere uscita dall'EEG con tutti i capelli zuppi di gel.

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mercoledì, gennaio 23, 2008

Pornograf.... macché, è roba buona.

[Un'altra recensione settimanale di Torchwood, ovviamente. Per quelli che sono nel tunnel, per quelli che potrebbero entrarci.]

Da una prima stagione Queer as Folk con i pupazzoni di gommaVioletta) stiamo approdando a una degna fantascienza inglese con delizioso lato goliardico e un meraviglioso lato cupo (ma d'altra parte poche cose sono più cupe della goliardia: post iucundam iuventutem / post molestam senectutem / nos habemus humus, no?).

A mo' di lista della spesa: abbiamo un big bad per la stagione, abbiamo Gwen che ha smesso di essere una madonnina infilzata e inizia a comportarsi da coprotagonista quale dovrebbe essere; abbiamo Jack come sempre dashing: John Barrowman è uno di quei doni mirabili della Scozia, come già fu Sean Connery - insomma, è un bòno da levare il fiato, quale che sia il vostro orientamento di partenza. Abbiamo il mio preferito, Ianto Jones, che inanella battute memorabili ("Io so tutto. E poi, è scritto qui a fondopagina.").

La regia ha pure dato un taglio alle panoramiche-CSI di Cardiff, finalmente - o i lampioni di quella piazza glieli si faceva mangiare. Il teaser resta di un tamarro che ammazza, ma non si può aver tutto dalla vita.

Insomma: se non avete di meglio da fare e incappate per caso (ehm ehm) in queste puntate della seconda stagione, fateci un pensierino.

Alla prossima, reduci della Prima Guerra Mondiale presi in loop temporali. Si prevedono lacrimoni a forma di papavero.

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Pita!

Pane arabo, insomma. Visto che domenica vado per qualche giorno a casa dei miei (se vi va di prendere un caffé, la mail è sempre quella), non mi dispiacerebbe farne un po' con mamma - devo ripagare almeno un po' la lezione di pasta fatta a Natale - e quale modo migliore per tener nota di una ricetta che metterla sul proprio blog? Ah, la versione che dò è alla brutalona, lo dico subito per i puristi...

Mescolare e impastare per cinque minuti almeno: 450g di farina bianca, 2 cucchiaini di sale, 2 cucchiaini di lievito di birra istantaneo, 2 cucchiai di olio, 300ml di acqua. Far riposare dieci minuti, impastare ancora cinque minuti.

Oliare la palla e metterla a lievitare in una ciotola chiusa con pellicola - da un'ora e mezzo in un luogo tiepido a tutta la notte (l'impareggiabile Rose Levy Beranbaum dice: fino a tre giorni) in frigorifero.

Scaldare il forno al massimo un'ora prima di cuocere i pita.

Dividere la palla in 8-12 palline, farne dei dischetti, lasciarli riposare 20 minuti, poi spianarli con il mattarello e lasciarli riposare 10 minuti.

Infornare per 3-4 minuti, dovrebbero gonfiarsi con una tasca in mezzo (questo io non riesco ancora a farlo, temo sia il forno che non è abbastanza caldo) ma restare bianchi.

Danno dipendenza, occhio.

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lunedì, gennaio 21, 2008

What's next?

Questa settimana non ho solo tre appuntamenti per motivi clinici (uno fatto). Ho anche un appuntamento con il Teutonico Relatore per discutere l'andamento della mia tesi dopo quattro mesi e mezzo di iato e una settimana scarsa di lettura articoli.

(E ho anche due ore di tedesco, tanto per.)

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mercoledì, gennaio 16, 2008

Pornografie/1.

[La recensione settimanale di Torchwood, per chi tanto l'ha già visto o lo vedrà comunque.]

Sì, James Marsters e John Barrowman hanno fatto il loro dovere, con classe. Ianto Jones è sempre tanto tanto pucci. Gwen parrebbe tirare fuori un carattere, Owen si toglie un po' di faccia da schiaffi. Ma soprattutto: James Marsters e John Barrowman, eccetera, e ci saranno seguiti nelle prossime puntate.

Ah, e: i primi tre minuti sono una delizia.

Toh, un assaggino. Non ho trovato un video decente (non tagliato) dell'inizio, purtroppo. E non prendetevela con me se poi passate mezz'ora a lumare trailer inglesi e americani su youtube, peggio di quando avevate quindici anni.

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martedì, gennaio 15, 2008

Cable Street.

Vengo da un Paese in cui si fa a gara a prendere le parti di un sovrano assoluto di uno Stato teocratico, di un tale che sostiene che il processo a Galileo fosse giusto[1], che gli Indios non siano proprio stati sterminati, che Auschwitz dopotutto è una noterella a margine dell'odio che hanno per i suoi correligionari, di un signore che ripete che la fede (la sua e solo la sua, ovviamente) debba avere sempre l'ultima parola - per chi ci crede e non, di un potente che aizza politici e opinionisti contro donne e malati che vogliono decidere del proprio corpo.

Apprezzo sempre più il vivere in un Paese in cui un membro del Parlamento si dimette per non essere riuscito a evitare che l'università della sua circoscrizione abbia dato dignità di interlocutori[2] a un negazionista e a un fascista.

Il titolo del post viene dalla strada in cui finì il tentativo inglese di Marcia su Roma. E' interessante notare come all'epoca il rabbinato centrale di Londra avesse sconsigliato ai propri fedeli di rispondere alla provocazione fascista - e i fedeli, o almeno parte di essi, se ne infischiarono bellamente del consiglio...

[Se ne discute anche da Lisa/Ms.Tupaia, divagando (ma con fonti) da Bucknasty, in una riga da Aioros, da Lisa/Paniscus con seconda parte, rassegna stampa estera da Gilthas.]

[1] Sì, ho letto The Sleepwalkers, è uno dei libri che mi ha cambiato la vita, lo so che Galileo nei suoi guai ci è marciato a passo di carica, e aveva anche un ego smisurato. Resto dell'idea che la colpa della censura cada sul censore e non sul censurato - cosa volete, da queste parti si usa così.
[2] Tendo a far notare il punto sottile: non si mette in dubbio la possibilità del BNP di esistere, né del signor Irving di sostenere le proprie teorie. Si nega loro dignità di interlocutori accademicamente rilevanti, soprattutto se l'accademia è una delle più prestigiose del mondo e soprattutto se manca la possibilità di un contraddittorio o di una contestazione[3]. E' decisamente diverso. La qui presente scribacchina, per dirne una, ha i suoi bei problemi con il divieto di costituzione del partito fascista - e scrive un post come questo.
[3] Quindi non si può fare il bel colpo delle risate in faccia al signor Mahmoud Ahmadinejad alla Columbia University. In Italia le critiche sono viste come attacchi da evitare a qualunque costo - da cui i "motivi di ordine pubblico" che hanno chiuso la prolusione del Papa.

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venerdì, gennaio 11, 2008

(In tutto questo, mi sono resa conto che il primo episodio della seconda serie di Torchwood, quello con James Marsters vestito da dragone (cavalleria, non rettili mitici) che si scazzotta con il nostro cappottone della RAF preferito (per tacer delle bretelle), va in onda tra meno di una settimana.)

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Me l'hanno chiesto "per piacere"

e mi sono aperta un profilo su Facebook.

Mi hanno anche nominata (in due) per il "thinking blogger award": ringrazio, avverto che in questi giorni ho poca testa - ma farò il mio dovere, promesso.

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martedì, gennaio 08, 2008

Senza un milligrammo di zucchero.

La nuova terapia sta facendo meraviglie, dico. Ma figuriamoci, è la tua forza di volontà, altro che medicine, dice.

E' un amico, e intende farmi un complimento, e non è colpa sua se gli hanno messo in testa fin da piccolo che psicofarmaci brutti cattivi (corollario: terapista comprensivo e buono e fa pure vincere gli Oscar). Per cui non mi incazzo, o almeno non con lui.

Ma, seriamente, mi pare il caso di sfatare un mito: col cavolo che è solo forza di volontà, voglia di vivere e tutta la manfrina. E col cavolo, al quadrato, che i riferimenti alla tua grande forza di volontà sono dei complimenti.

Quell'ameba che quest'estate non riusciva ad uscire per più di mezza giornata alla settimana, quella fontana di lacrime a getto continuo che crollava in mezzo al tragitto tra il divano e il letto (e non viviamo al Castello di Versailles) perché le mancavano le forze, quella lì, insomma, questa qui presente scribacchina che ancora oggi fa un elenco mentale di tutti i metodi di suicidio nel raggio di cinque metri se le capita una fase "giù" - è sempre la stessa persona: la stessa, identica, persona che panifica ogni volta per un esercito, si gusta spudoratamente ogni boccone tanto da farsi notare dall'Itamae-san del suo ristorante giapponese prediletto (prima o poi la racconto), ride fino a cader per terra quando Cary Grant vede il secondo cadavere in Arsenic and Old Lace, ama con tutta se stessa il suo bellissimo marito. La stessa persona, per inciso, che si trova in dotazione un istinto di sopravvivenza temprato da due linfomi e varie sfighe collaterali e che quindi pare Arnold Schwarzenegger (meno l'accento e le accuse di molestie, è un istinto a modo).

Non è che quest'estate (o in qualunque fase depressa della mia vita) io mancassi di forza di volontà e quindi stessi male: mi sti incolpando della mia malattia? E non è che ho voluto tanto tanto guarire e - meraviglia! - la depressione è passata: altrimenti non sarei stata depressa per più di un giorno: o mi stai dando dell'idiota autolesionista?

Semplicemente: ho una malattia, cronica ma trattabile. Recentemente, insieme a un paio di dottori, siè più o meno capito come trattarla (non è banale trovare la terapia giusta, è anche questione di fortuna - di nuovo: fortuna, non volontà). La tratto come merita. Provate ad andare a dire a un asmatico "oh, che bravo, hai smesso di respirare come Darth Vader": vi prenderà per scemo nel migliore dei casi, vi tirerà in testa il suo inalatore nel peggiore. (Potrebbe mettersi a ridere scatenando un altro attacco d'asma - e via di circolo vizioso. Dicevamo.) L'unica dote che mi potrei riconoscere è aver accettato il fatto di curarmi: ma dato che l'alternativa era palesemente suicida (anche in senso letterale, ma non solo) vi rimando a quanto detto sul mio istinto di sopravvivenza.

E già che parliamo del trattare le proprie malattie, vediamo di affrontare la Domanda Terrorizzata: ma sono medicine pesanti quelle che prendi? Ma stai attenta?

La tirata sull'aspirina che può ucciderti (per tacer della noce moscata) la sapete già, immagino, quindi ve la risparmio.

E' che la Domanda, prima ancora che Terrorizzata, è mal posta: come sanno bene i cardiopatici, i diabetici, gli asmatici e - beh, altri esseri umani che fanno i conti con condizioni croniche (ma non necessariamente finiscono in -tici) e girano con un portapillole al seguito. La domanda vera è: gli effetti collaterali sono meglio o peggio della malattia? Cambiando terapia potresti migliorare? Tutto lì: un banale problema di colonna dei più e dei meno.

La risposta, per inciso, è: sto mettendo su qualche chilo (ma non escludo che siano state le feste), ho la pressione un po' sotto i tacchi, riesco di nuovo a uscire di casa e camminare per ore e penso di avere un futuro oltre la mezza giornata. Pare che valga la pena di mandar giù quelle tre pastiglie al giorno (più altre due catalogate sotto la voce "altre sfighe"); se ci sarà una cura migliore si vedrà (penso) dopo gli esami dell'anno nuovo.

Ma ripetendo medicine bruttecattive non illuderti che bastino occorre anche tanto lavoro su di sé o variazioni sul tema non mi aiuti: aumenti solo un po' lo stigma sociale associato alla mia condizione (che, sei sotto psicoformaci? sì, oppure te ne accorgeresti), l'idea che io abbia qualcosa da espiare con il sudore della fronte (e ore di lettino). Quanto agli effetti collaterali delle medicine (compreso il prescrivere medicine a raffica: che però è un problema molto statunitense e poco europeo, a quanto mi risulta), me li gestirò - o chiederò una mano se necessario.

Parafrasando quanto si diceva qualche tempo fa: alcuni sopravvivono mandando giù delle pillole. Get over it.

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domenica, gennaio 06, 2008

Ne so più di cinema che di medicina, e forse è un bene.

Sempre nella serie "responsabilizziamo il nostro paziente", nella lettera che mi comunica la mia prossima nuova avventura nel sistema sanitario nazionale c'è scritto tutto quello che ti faranno: prima ti collegano il cranio con degli elettrodi, poi ti fanno iperventilare, infine ti mostrano delle luci stroboscopiche. Insomma: inizia come un George Lucas prima maniera e finisce con John Travolta prima maniera.

(Seriamente: sono più curiosa che preoccupata dei risultati, o qualcosa del genere.)

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sabato, gennaio 05, 2008

Blueberry muffins!

Devo scrivere giù la ricetta per l'Augusta Genitrice, tanto vale che la metta a disposizione di tutti. Buon divertimento.

  • Scaldate il forno a 190°C.
  • In una ciotolona mescolate, quasi montate:
    • 55g di burro morbido (lasciato fuori dal frigo mezz'ora, insomma), 75g di zucchero (anche di canna) e la scorza di un limone (mezzo se il limone è buono e ben profumato, qui si trovano di quelli non cerati anche al supermercato e - ok, torno alla ricetta)
    • poi incorporate un uovo
    • e anche un cucchiaio di estratto di vaniglia (ma non la vanillina, piuttosto due cucchiaini di vaniglia in polvere)
  • In una ciotola più piccola mescolate bene 135g di farina, ¼ di cucchiaino di sale, ½ cucchiaino di lievito per dolci (o anche ¼ di cucchiaino di bicarbonato e ½ cucchiaino di cremortartaro).
  • Unire nella ciotolona il contenuto della seconda ciotola, 80g di panna acida (quella più liquida, o fate 1 cucchiaio e mezzo di yogurt greco e 80g di latte intero), 100g di mirtilli (se li avete surgelati un po', ottimo ché non si rompono).
  • Mettere subito negli stampi, eventualmente foderati con i pirottini.
  • Se volete strafare, date su una grattata di noce moscata
  • Infornate per mezz'ora, più o meno cinque minuti.

Fatemi sapere come è andata.

(La ricetta è sempre dall'incredibile Bread Bible di Rose Levy Beranbaum.)

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mercoledì, gennaio 02, 2008

Pane di segale con semi di cumino.

A grande richiesta, dritto da The Bread Bible di Rose Levy Beranbaum (se volete darvi alla panificazione, vale ogni centesimo) e lievemente modificato...

Il cumino si intende quello europeo, che nei Paesi anglosassoni va sotto il nome di caraway, non quello medioorientale che nei detti Paesi si chiama cumin. Le farine le trovate buone nei negozi di "prodotti naturali" - sono davvero più buone di quelle più industriali. Il lievito di birra istantaneo non so dove si trovi in Italia, in nota metto una variante con il lievito in cubetti che ha sempre bisogno delle sue cure - variante fatta a occhio, ditemi come viene se la provate. Ma ora, la ricetta!

Si inizia dal lievitino: in una ciotolona mescolate bene 120g di farina bianca da pane (detta anche "di forza" o ad alto contenuto di glutine), 100g di farina di segale, 1/2 cucchiaino di lievito di birra istantaneo*, 2 cucchiai di malto d'orzo e 360g di acqua a temperatura ambiente, fino ad ottenere una pastella.

A parte, il resto degli ingredienti: mescolate in una ciotola 350g di farina bianca da pane, 1/2 cucchiaino di lievito istantaneo*, 2 cucchiai di semi di cumino, 1/2 cucchiaio (10g) di sale. Poi distribuite sul lievitino, e coprite la ciotola con della pellicola trasparente.

Lasciate lievitare tra 1 e 4 ore, aspettando che il lievitino faccia capolino (rima non voluta) attraverso la farina che lo copre.

Poi impastate bene, in modo che il glutine renda il tutto elastico (picchiate la palla sull'asse, se necessario!). Lasciate riposare sull'asse, coperto con la ciotola, per 20 minuti circa, poi reimpastate per altri 5-10 minuti.

Oliate la palla, mettetela nella ciotola per la prima lievitazione, di un'ora e mezzo/due ore - deve raddoppiare.

Rimettete la palla lievitata sull'asse, lavoratela poco e rimettetela a lievitare di nuovo per 45 minuti circa.

Scaldate il forno a 230°C, che poi ve ne dimenticate.

Mettete in forma il pane su un pezzo di carta da forno spolverato di farina di segale, lasciatelo lievitare un'ultima volta per un'ora abbondante.

Fate un paio di tagli sulla superficie del pane, profondi circa un centimetro, con un coltello molto affilato. Infornate.

Dopo 15 minuti abbassate la temperatura del forno a 200°C. Dopo mezz'ora abbondante sfornate il pane.

Aspettate che sia un po' più freddo prima di tagliarlo, o lo distruggete.

E' ottimo con il burro salato, ovviamente. Buon appetito.

* Se avete solo il lievito in cubetti: scioglietelo tutto in metà dell'acqua con il malto, aspettate che si formi un po' di schiuma (circa 10-15 minuti), poi unitelo al resto degli ingredienti del lievitino.

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martedì, gennaio 01, 2008

Capodanno.

  • Ho imparato a fare i pitta - il pane arabo, insomma.
  • Nel nostro salotto ci si sta in dieci senza problemi.
  • Ed è sempre una delizia rivedere certe belle facce.
  • E grazie ancora dei quattro mazzi di carte. Ora resta da convincere il marito delle meraviglie della canasta.
  • E grazie ai due dell'oca - poco selvaggia, abbastanza ribelle. molto saporita.
  • Altri escono a fumarsi una sigaretta, io mi chiudo dieci minuti in camera a sbollire l'attacco. Potrebbe essere davvero così semplice, nonostante tutte le mie preoccuapzioni di non essere capace di essere una padrona di casa decente?
  • Giusto per non far mancare nulla al mio côté di clinicamente interessante, nonostante il vaccino e la mia penicillina quotidiana, stasera mi sono ritrovata addosso l'influenza.
  • Stasera, non ieri sera: sospiro di sollievo, la festa è andata in porto - e, sia detto per inciso: altrimenti chi li mangiava tutti quei pitta, per tacer del paio di chili di pane di latra foggia?
  • E l'importuna influenza non mi ha impedito di riaprire un libro di studio per la prima volta da - oh, non sto nemmeno a contarli - mesi.
  • Nulla di che, eh: giusto l'introduzione e qualche pagina del primo capitolo. Ma niente crisi, niente occhi che vanno insieme e frasi che perdono di senso - solo un po' di mal di capo, ma quella è l'influenza.
  • Vado a far fuori l'ultimo pitta, va' là.

E godetevi un 2008 fantastico.

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