giovedì, settembre 25, 2008

Un minore, ma non per questo meno fastidioso, capitolo della mia cartella clinica.

Temo di essere diventata allergica anche ai cerotti di carta. A quelli "normali" marroncini lo ero già. Mi resta solo la seta, che sarà pure un'opzione chic ma non è sempre disponibile (anzi, qui in UK non l'ho vista mai). Suggerimenti?

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lunedì, settembre 22, 2008

Lo ascoltavo in chemio per tirarmi su di morale

pensando che in fondo c'era chi stava peggio di me.

Un'anima gentile ha messo su YouTube tutto (o quasi) Guccini. Sono arrivata alla Canzone quasi d'amore. Qualcuno mi fermi.

Ora sono passata all'Opera buffa. Ecco, va un po' meglio.

E comunque è tutta colpa di Panda. ;-)

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venerdì, settembre 19, 2008

La prossima volta andrà meglio.

L'autore non c'era, e ne so troppo poco per capire gli interventi (ma anche alcuni dottorandi nel campo avevano qualche problema).

In compenso ho ritrovato tante persone simpatiche.

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mercoledì, settembre 17, 2008

Progetti per i prossimi giorni (rdm's sing-along blog).

Svegliarmi prima dell'alba, prendere due treni, una metropolitana e un bus (non in quest'ordine). Arrivare a quella Warwick che è a Coventry e non a Warwick (e comunque si pronuncia "uòric", non "uòruic"). Imbucarmi a una festa di compleanno ("workshop in onore degli n anni di") con la complicità del compagno di un'altra grande imboscata in quelle lande.

E fin qui, tutto bene.

Placcare uno degli autori degli articoli che ho studiato per la dissertation (dovrebbe esserci). Dirgli in maniera cortese

  1. perché non rispondi alle mail?
  2. sai (dovresti sapere, visto che ti ho scritto un'email) che nel tuo articolo c'è un errore? (anzi due ma uno tanto va via rapido visto che si lavora di o-grandi)
  3. perché non correggi la versione work-in-progress dell'articolo, magari mettendo il mio nome da qualche parte?
Non soccombere all'istinto di sprofondare, ché poi ci sono inestetici buchi nel pavimento e magari una medaglia Turing di passaggio (ce ne dovrebbero essere due) ci cade e non è bello.

Capire almeno qualcosa di almeno qualche intervento (magari).

Dite che è un piano irrealistico? (Tanto si scoprirà nel giro di due giorni.)

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No, non gli ho chiesto l'autografo.

Ho appena finito di pranzare accanto a Ken Binmore. La combinazione di Teutonico e di cibo mi porta bene, evidentemente.

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lunedì, settembre 15, 2008

Vediamo se serve a qualcosa.

Carrefour di Assago, Carrefour di Assago, Carrefour di Assago, Carrefour di Assago, Carrefour di Assago, Carrefour di Assago, Carrefour di Assago, Carrefour di Assago, Carrefour di Assago, Carrefour di Assago, Carrefour di Assago, Carrefour di Assago, Carrefour di Assago...

Come diceva Guccini, una piccola storia ignobile.

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domenica, settembre 14, 2008

French Toast / Mr. Clemens e spese / Burro bostoniano / Riposo, cena e partenza.

Alla fine il French toast l'abbiamo trovato, da Colonial Tymes. Insieme a un brunch delizioso che ci ha permesso di tirare avanti tutta domenica - sia pure con un pisolo di mezzo pomeriggio in cui abbiamo smaltito la poiggia del giorno prima.

Lunedì siamo andati a Hartford a vedere la casa dove Mark Twain ha abitato quasi vent'anni. La guida era mooolto presa dal suo ruolo, e bella scoppiettante: il signor Clemens ne sarebbe stato orgoglioso. La casa è anche molto bella, con interni disegnati da Tiffany (sì, quello dei gioielli) e congegnati in modo da far sembrare i padroni di casa più ricchi di quel che fossero.

Usciti da casa Clemens, ci siamo rifatti il guardaroba delle camicie in un outlet di Brooks Brothers lì vicino, e quello degli zaini da L.L.Beans. Io ho anche trovato le scarpe per l'inverno da Aerosoles - insomma, una bella tornata di shopping.

La sera io mi sono goduta e il marito si è sopportato Singin' in the Rain, che nella mia famiglia di origine si cita a memoria anche a distanza di anni dall'ultima visione.

Martedì e mercoledì, Boston! La città è deliziosa come solo un incontro tra la vecchia Londra e New York può essere. Non abbiamo visto musei, siamo solo andati a zonzo per il common e per Beacon Hill - con una puntata a dire ciao all'MIT, ché qui si è figli di una che tiene la biografia di Feynman sul comodino.

Il cibo non è stato da meno della città - e meno male, era uno dei motivi per cui ci siamo andati. Abbiamo attaccato con una deliziosa brasserie francese, La Bouchée. Cara, ma se volete un angolo di Parigi vale la pena di farci un pensierino. Perdipiù, come veri signori, non hanno battuto occhio davanti a quanto il consorte ed io, appena scesi dal treno, fossimo palesemente underdressed.

Ma veniamo alle cose serie: The Barking Crab! Ci siamo andati martedì a cena e tornati mercoledì a pranzo. Il primo incontro è stato a base di lobster, che abbiamo preso ahimé troppo piccola (se andate in due, prendete almeno 3 lbs, non solo due come noi) - ma abbiamo così avuto spazio per il dolce. Come contorno, mais, delizioso coleslaw, patata e ricco clam chowder. Ma veniamo alla lobster: intinta nel burro, un'esperienza da favola. Come mangiare pesce fresco e cacciagione. Mercoledì eravamo tentati di riprovare l'aragostona, ma ci siamo invece lasciati attirare dalla insalatiera (mezzo metro di diametro) di gambe di granchio. E' stata dura, ma con l'aiuto del pietrone messo a disposizione dal ristorante siamo riusciti a scassinarle tutte. Il sapore era più selvaggio della lobster, e sono molto felice di averlo provato. Siamo rotolati via felici e satolli - anche grazie a una bella dose di onion rings fritti al punto giusto. Prezzo: bassissimo, se pensate a cosa state mangiando. Insomma: se vi piace il genere, val la pena di un viaggio a Boston se anche solo siete a New York.

Da Boston ho riportato anche a casa una gonna che avevo occhieggiato a New York; ho riportato a casa anche un raffreddore che mi ha bloccato in casa quasi tutto giovedì.

Ma non giovedì sera, quando ho mangiato una delle migliori cene degli ultimi tempi (e se leggete questo blog sapete che ne ho mangiate di buone) da Zinc. Di nuovo: se siete a New York può valere le due ore di treno. Solo gli spinaci fritti (nel senso di deep fried) erano un'esperienza; l'unica pecca era il gelato nel dolce (mandorle mascarpone e cioccolato) che era lievemente sotto gli standard.

Venerdì abbiamo preso (quasi al volo!) l'aereo; dopo un po' di turbolenza mi sono addormentata come un ghiro e solo ora mi sto quasi riprendendo. Il raffreddore è degenerato in mezza influenza, e spero di riprendermi in fretta, che tra poco inizia... (tah dah!)

il dottorato! (e io ho una paura folle di non essere all'altezza da sana, figuriamoci con la bambagia nella testa).

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domenica, settembre 07, 2008

Take a break / Take the A-Train / Take a shower.

Giovedì ce la siamo presi comoda: un po' di shopping da Urban Outfitters e da Barnes & Noble (ho il Black Dossier della League of Extraordinary Gentlemen, strepitoso, e Guns Germs and Steel in originale) qui a New Haven, quattro passi per la città, una cena con una bisteccona gigante e una montagna di patatine fritte - ma niente torta di mele (e il locale era ben più raffinato di quelli frequentati da Tex Willer e Kit Carson).

Venerdì, giornata intensa. No, non siamo andati a Harlem - ma abbiamo comunque preso quella linea di metropolitana, e io canticchiavo impercettiblimente.

Ma con ordine: dopo aver iniziato il quarto* della compagnia, detta anche la mia mamma, alle gioie del frappuccino, ci siamo deliziati con il Guggenheim. In particolare l'esposizione dedicata a(l restauro de)l Black Painting di Al Reinhardt ci ha lasciati a bocca spalancata per mezz'ora buona (ed era solo una stanza!); la collezione permanente è prevedibilmente splendida. Quanto alla pubblicizzatissima Louise Bourgeois, mi hanno colpito moltissimo le cell (degli spazi delimitati in cui si intravedono scene surreali) e la forza delle sculture di mani intrecciate; ma i lavori meno recenti mi hanno lasciato completamente fredda (o, in alcuni casi, proprio annoiata).

Dopo il Guggenheim ci siamo ristorati in un localino franscese, De Marchelier - io ho affrontato e sconfitto un croq monsieur che nulla aveva da invidiare ai suoi parenti parigini, sorseggiando un ottimo sidro.

E poi, finalmente, il Whitney museum! Con la straordinaria mostra su Buckmister Fuller, un uomo con una testa avanti cent'anni almeno. Di lui conoscevo solo le cupole: ora so anche delle sue case futuristiche (in cui non mi dispiacerebbe abitare), delle sue macchine efficienti, della sua visione della spaceship Earth e del suo lavoro per rendere il mondo più consapevole e responsabile di se stesso. Il Whitney ci ha anche permesso di vedere una retrospettiva di polaroid di Mapplethorpe (le sue prime foto - già perfette), alcune opere di un artista contemporaneo (Paul McCarthy) che ci hanno messo non poco a disagio (mettiamola così: non la mostra per un epilettico, con tutte quelle rotazioni e quelle luci lampeggianti), e - last but not least - la collezione permanente. In questa, raggruppati per tema e non in ordine crononlogico (scelta bellissima), ci sono un paio di O'Keefe e due Hopper che da soli varrebbero la visita.

E poi siamo crollati? No.

Poi abbiamo attraversato Central Park, fermandoci alla fontana di Bethesda (e con la Federal Plaza del primo giorno siamo a due location di Angels in America) e ai memoriali di John Lennon (sì, .mau., ho fatto le foto).

Poi abbiamo visto il grattacielo del New York Times e un grattacielo multicolore incredibile che gli sta accanto.

Poi abbiamo sfiorato il Greenwich Village - non ho fatto in tempo ad andare a vedere lo Stonewall Inn, ma ho visto Cristopher Street.

Poi abbiamo cercato di vedere Washington Square, la piazza preferita dell'Augusta Genitrice - ma era bloccata dai lavori in corso.

Poi, spaghettoni da Noodle Bar nel Lower East Side. Favolosi.

Poi una corsa in taxi da cui abbiamo intravisto la sede delle Nazioni Unite.

Poi a casa.

Oggi, invece, volevamo fare un po' di Fifth Avenue e vedere il MoMA. La stanchezza ci ha fatto partire tardi; la pioggia torrenziale ci ha inzuppato fin nelle mutande (nonostante gli ombrelli) e ci ha chiusi da Banana Republic in cerca di qualcosa di asciutto. Siamo tornati a casa presto senza aver visto il MoMA e avendo visto la Fifth dietro una cortina d'acqua. Ma è stato divertente, a suo modo - e ci ho guadagnato una gonna molto verde.

Domani giornata calma. Io spero di riuscire a fare il famoso brunch con french toast, ma chissà.

* fino a domani è con il consorte e la qui presente scribacchina il fratello del consorte.

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giovedì, settembre 04, 2008

Porcellini e Padrino parte II.

Poi ti chiedono se un blog serve a qualcosa, oltre al piacere di averlo e chiacchierare con la gente. Oggi abbiamo avuto la prova che un blog può servire a mangiare bene, oh, quanto bene - e quanto, come dei porcellini.

Grazie al commento di Daniele due post più sotto abbiamo pranzato con del soul food strepitoso (incluso un pollo fritto leggendario) e cenato con un barbecue coreano da favola (avanzando una bella quantità di pappa - porzioni americane!). Grazie a Elena/comidademama abbiamo fatto una gustosissima merenda dal Laboratorio del Gelato (per me, 1.cioccolato e peperoncino thai e 2. miele e lavanda - il primo buono, il secondo meraviglioso).

La visita della giornata è stata Ellis Island, con il museo dell'immigrazione. Dati che non mi aspettavo (il traffico di schiavi dall'Africa era diretto solo in minima parte verso gli Stati Uniti), documenti e testimonianze interessanti e coinvolgenti, dettagli agghiaccianti (le brandine su cui gli immigrati fermati dormivano stipati, la quantità di stanze per la quarantena dei malati di morbillo) e non (riuscivano anche a fare del cibo kosher).

Sul ferry per Ellis Island, la situazione mediorientale: due famiglie ortodosse con identica composizione (padre, madre, quattro figlie, un figlio e un neonato) che giocavano accanto e sorridevano per i bambini gli uni degli altri. Una famiglia era ebrea e una musulmana, ovviamente.

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mercoledì, settembre 03, 2008

A sud.

Oggi parte più a sud di Broadway - quella che costeggia SoHo e Tribeca, poi i luoghi della finanza citando Una poltrona per due a raffica.

Abbiamo salutato il toro, una statua incredibile di manager aggiornato al 1987, Wall Street che non è su Wall Street.

E sì, anche il vuoto di Ground Zero - non ce l'abbiamo fatta fino all'elenco dei caduti, un po' per la calca dell'uscita dagli uffici, un po' per il caldo (93°F), un po' perché, diamine, ci stai male a vederlo da turista.

Sul fronte del cibo: panino al pastrami carissimo (per gli standard locali) ma assolutamente delizioso da Dean & DeLuca, frullatone da un baracchino (peccato che il frullato prima del mio contenesse melone e io sia allergica - ho passato mezzo pomeriggio con lo stomaco girato e la tachicardia), piacevole cena cinese con portate dalle dimensioni americane a Chinatown, dopo aver realizzato che il posto di soba di cui avevamo letto richiedeva un abbigliamento che noi, soprattutto sfatto dopo la camminata, non avevamo.

Ma torneremo all'attacco.

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martedì, settembre 02, 2008

Nulla di originale, molto di piacevole.

Abbiamo camminato tantissimo, abbiamo sfruttato intensamente i saldi di Macy's (ho raddoppiato il mio parco-jeans, che a dirla tutta non era particolarmente esteso), siamo saliti in cima all'Empire State Building.

Grand Central Terminal è bellissimo.

Oggi andiamo più tardi ma progettiamo una cena - magari cinese, c'era una foto su Time Out che faceva venire l'acquolina.

Qualcuno ha qualche dritta su dove trovare un buon french toast?

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