martedì, aprile 25, 2006

Impacchettato

tutto o quasi. Sperando che non ci facciano lasciare giù pezzi di bagaglio per eccesso di peso. Statemi bene, tutti. Ma proprio. Ci si risente tra un po'.

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domenica, aprile 23, 2006

Cosa canta un puffo sotto la doccia?

[Un post goliardico.] In farmacia vendono i preservativi Supporter. Sono in edizione limitata. Sono azzurri. Sulla scatola, una foto di un calcetto i cui giocatori sfoggiano una maglia tricolore. (Ah, già. Sotto la doccia, il puffo canta "Cielo grande, cielo blu".)

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Trivial.

La coppia Rubber Soul / Revolver è come Mary Poppins: praticamente perfetta sotto ogni aspetto.

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Meno due.

Sul fronte dell'emigrazione, ho le valige e i pacchi; so più o meno cosa metterci dentro. Lascio a casa gli appunti presi alle lezioni, porto i ripassi e i libri. Niente CD, ma passo tutto in .mp3 (con alcuni CD vecchi non è banale, devo chiedere al fiancé). L'Herstein viene nel bagaglio a mano. Per il matrimonio: sono state decise le bomboniere, le scarpe (il promesso sposo può vederle, quelle?), i tempi e i modi dei festeggiamenti, e forse l'addio al nubilato. Ho dato al testimone dello sposo il numero di telefono della testimone della sposa. L'Augusta Genitrice ha le deleghe per farci le pubblicazioni. Ora vado a fare l'ultima lavatrice di abiti da portare via. Non vedo l'ora che sia giovedì.

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venerdì, aprile 21, 2006

Domanda ai matematici (e affini) di passaggio.

Ma voi in che lingua pensate la matematica? (Se la pensate in una lingua.)

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H.

C'è una ragazza con una testa piena di ricci, un accento e un'aria generale da figlia del Commonwealth che non ci credi se non la vedi, e se la vedi ci metti un po' a crederci tanto può sembrare uno stereotipo di donzella anglosassone a spasso nel continente - a prima vista, almeno. La ragazza è un tipetto che parla tre lingue dall'età di sette anni, anche. La ragazza non si dà arie, è troppo presa a fare a destra e a manca, soprattutto per i diritti dei deboli - la ragazza è attivista di Amnesty International da quando aveva dodici anni. Ecco, ieri ho scoperto che la ragazza è entrata in una scuola molto bella, e decisamente per pochi, che inizia per H.. E da ieri metto su un sorriso grande da qui in America, non appena ci penso.

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mercoledì, aprile 19, 2006

You are cordially invited.../12

Sono in possesso del CCdA. L'Augusta Genitrice e la qui presente scribacchina sono andate a mostrarlo alla (rispettivamente) madre e nonna. La madre dell'AG e nonna della scribacchina è stata sarta e figlia di sarto; soprattutto è ancora oggi, sebbene provata dagli acciacchi dell'età, dotata di una certa verve distruttiva - il discendere da una linea di resdore emiliane non è acqua. Il suo commento è stato, quindi: Bello. Bello, proprio bello. Va' là. Proprio bello. A camminare? Bello. Proprio bello. Finalmente avete preso un vestito bello. Postilla (in cui mi vanto un po'). Il CCdA è un capo di Yves Saint-Laurent dei primi anni '70, couture. Insomma, fatto su misura per una donna, e una sola, da Monsieur YSL. Bene: mi cade come se fosse stato fatto per me. (Il Signor Vintage - assai più simpatico, al secondo incontro - dice che si era rassegnato ad esporlo e basta dopo che per anni nessuna delle sue clienti era riuscita ad entrarci bene, ma secondo me lo fa solo per intortarsi una possibile cliente futura.) Postilla alla postilla (in cui chiarisco in che senso dico Yves Saint-Laurent). Essendo stata tirata su dalla sarta di cui sopra a Milano negli anni '80, non riesco ad avere il mito dell'abito firmato - anzi, mostro una tendenza allo snobismo fin fastidiosa. Ma il mito dell'abito ben fatto ce l'ho - eccome. E - non ce n'è - ci sono stati esseri umani dotati di genio nel fare abiti, ed è giusto riconoscerlo: firma o non firma.

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Tagli.

Dopo più di un lustro, ho i capelli corti. Ci ho messo un quarto d'ora di discussione con il parrucchiere, ma sono riuscita a trovare un taglio con cui
  1. non si vede la pelata da radioterapia sulla nuca (detta anche "volevo i capelli alla carloalberto ma mi è scappata la macchinetta"),
  2. i miei quattro fili sottili sembrano avere un ordine che non sia solo l'arrendersi alla forza di gravità,
  3. e sono anche carina.
Saranno stati il panciotto e la camicia maschili, ma tornando a casa mi sentivo molto - chennesò - Annemarie Schwarzenbach (a meno della droga e della sfiga generale, prego, grazie, non c'è di che). Il fiancé era di un altro parere: Oh, la mia ambasciatrice romulana! Al che la qui presente scribacchina, cresciuta ad Asimov e affini, si è semplicemente sciolta. Anche perché - parliamoci chiaro - il modello parrebbe meno altisonante, ma vagamente di miglior auspicio.

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martedì, aprile 18, 2006

...but you can learn to be you in time.

(Sono in un delirio di Beatles, sì.) A sei anni o poco meno, a fronte della mia fascinazione per la figlia beatlesiana di cari amici di famiglia (era la prima adolescente con cui venivo in contatto, viveva in una camera con due porte che davano su due stanze diverse e aveva delle amiche che parlavano in inglese), i miei genitori mi regalarono l'LP di Yellow Submarine, probabilmente pensando C'è il cartone animato, sarà adatto alla piccola. Quando qualche anno dopo mia madre si trovò a disposizione svariati biglietti per concerti di musica contemporanea (Olivier Messiaen era il pezzo orecchiabile, per intenderci) io mi bevevo tutto come se fosse cioccolata calda*. Stanotte, mentre facevo la conoscenza dei miei primi grafi da commesso viaggiatore (cavoli, se era bella quella stanza con due porte diverse su due stanze diverse ma tra loro comunicanti anche via un corridoio), ho appena fatto due più due. Non so se avete mai sentito Only a Northern Song. Intendo, sentito veramente Only a Northern Song**. Se no, eccola qui (per i primi 25 fortunati, eccetera). (Scrivendo questo post ho anche capito come probabilmente quella famiglia di amici di famiglia sia stata una delle fonti di tutte le mie ossessioni migliori***. Ma questa è una faccenda di quelle che ci vuole una vita per ripagare, mica un post scribacchiato tra un grafo e l'altro.) * Se vi chiedete il perché di questa manna musicale: il liceo interno al Conservatorio ha delle prof di matematica e fisica, e l'Augusta Genitrice era una di queste. ** Sì, questa frase è una citazione dalla tavola di Doonesbury di domenica 24 Dicembre 2001, in cui B.D. si trova per sbaglio a mangiare i brownies alla marijuana di Zonker in mezzo alle rovine del World Trade Center. Magari non ve lo siete chiesto, ma ve lo dico lo stesso, ché questo è il mio blog eccetera. *** Così, a caldo, ne vedo almeno cinque. No, sei.

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lunedì, aprile 17, 2006

I'll be better, Doc, as soon as I am able.

Ho girato come una trottola e mi sono un po' distratta - per farla breve, mi sa che sono dimagrita un po' troppo (non ho bilance in casa, ma la necessità di un cuscino sotto le chiappe quando uso la sedia dovrebbe essere un buon indicatore). Quando questa mattina sono passata a mo' di salto quantico dallo sgabello della cucina al pavimento ho deciso che forse era il caso di calmarmi un po'. Il fiancé mi ha appena portato la merendina della campionessa - una pizza. E ora torno a cercare di fare quel che mi piace. Il post sui rapporti tra il fare matematica e votare con convinzione ma non riuscire a non andarsene dall'Italia un'altra volta, tanto la citazione di Feynman su matematica, fisica, masturbazione e sesso l'ho già riportata una volta di troppo. (Nelle orecchie: The Beatles, The Beatles. Insomma, il Bianco.)

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domenica, aprile 16, 2006

Buona Pasqua.

(È proprio vero che in rete si trova di tutto, sacro e profano, e pure di buona qualità.)

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martedì, aprile 11, 2006

Londra, e ritorno.

Si pulisce la casa, si collega la casa, si arreda la casa; si aprono conti. Si fa un po' di vacanza con mamma. Ci si porta il computer, ma lo si usa poco. Ci si rivede sabato.

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You are cordially invited.../11

RdM: Sulle fedi, nome e data? Zef: Sì. RdM: Ma ci stanno, Marta Maria, Emmanuele e la data? Zef: No, allora: sulla mia, Marta Maria e la data; sulla tua, Emmanuele e la data. Altrimenti, che ci mettiamo? Marta Maria, Emmanuele, la data, un Anello per trovarli... RdM: ... RdM: Ma in caratteri feanoriani?

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You are cordially invited.../10

(Un po' di frivolezza, diamine.) Ahimé, Il Vestito ha una macchia. E la macchia non si toglie. L'amica di famiglia Storica della Moda, che ha preso in mano la direzione della faccenda con il piglio di Babette Hersant la sera della sua cena, dice: si cambi. L'Augusta Genitrice, che vuole godersi il matrimonio della sua progenie, dice: si cambi. La coppia SdM/AG organizza una spedizione, detta anche "questo pomeriggio sono andata con la mia amica a giocare con la bambola viva interattiva e tanti bei vestiti". Andiamo. La bambola viva interattiva ha scoperto di entrare alla perfezione in un Certo Capo d'Abbigliamento. E, una volta entrata, di starci molto, molto bene. I guai sono due: il CCdA costa un botto (Il Vestito no; il Genitore dice che lui lo paga comunque); e il CCdA è venduto da un signore molto compreso nel suo ruolo (Il Vestito era presso alcune signorine molto simpatiche). Ma, se il Vestito fa una gran scena da red carpet ((c) la sorella) la perfezione del CCdA è meno immediata ma più curata (la SdM ha chiosato: Quello lì sapeva farli, i vestiti). Poi, il CCdA va solo mandato in tintoria (Il Vestito, macchia a parte, andava risistemato da una sarta). E io credo che il Vestito Giusto esista e debba trovarti lui, senza che tu lo tagliuzzi. (A dirla tutta si deve anche fare l'orlo al CCdA - orlo con i piombini, somma delizia e madeleine della mia infanzia accanto alla Singer della nonna. Ma è un orlo.) Si aggiunga che con il CCdA ci potrebbe stare una cosa che mi piacerebbe proprio (se la si trova, ma a Londra si trova di sicuro). E il CCdA è pure riutilizzabile.

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lunedì, aprile 10, 2006

Exit strategy.

Il biglietto di sola andata per Londra, il 25 o il 26 Aprile? (Più tardi.) Il 25. (La mattina dopo.) Vorrei che non ci fossero dubbi: non è per la destra (tant'è che vado in Inghilterra, dove alle prossime non dovrebbe certo vincere il Labour). È per il 25% a Berlusconi, in parte. È per l'incapacità di una sinistra che, con una situazione economica disastrosa, un Paese sfiduciato, eccetera, riesce a non-vincere così e a rilasciare dichiarazioni adatte solo a una vittoria schiacciante (se volevo sentirmi dire che andava tutto bene votavo quell'altro, belli). È per le dichiarazioni dei cardinali che sanno che in un'Italia divisa saranno liberi di spacciarsi per gli unici rappresentanti di un mito di volontà popolare unica, indivisa, cattolica in ogni senso. È per Repubblica (Repubblica! Non La Padania!) che parla di "Parlamento multietnico e multireligioso", in cui racconta dei parlamentare "diversi" (sic!): gay, animisti e musulmani; ovviamente assumendo che tutti i parlamentari italiani, italiani veri, siano normali, cattolici e etero (tranne Luxuria e un convertito all'Islam, ma li tolleriamo perché siamo moderni, signora mia). È per qualcosa nell'aria di tutti i giorni che è non è causa necessaria ma sufficiente a queste elezioni. E quel qualcosa, non le elezioni, è anche causa sufficiente a un biglietto di sola andata.

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Exit poll.

Ho votato alla Camera quelli che ero quasi certa che perdessero tra quelli che speravo che vincessero, perché alcune loro (e solo loro) posizioni mi sembrano di decenza minima (chiedo troppo, se voglio - come si dice, ecco, sì: pane e rose? Beh, io lo chiedo). Al Senato ho votato quelli che speravo che vincessero tout-court, un po' perché pensavo che ne avessero più bisogno, e un po' di più perché la coscienza (politica? parolona...) della qui presente scribacchina si è formata sotto il sogno di non doversi vergognare del Paese da cui proviene (ahimé, il sogno non pare potersi avverare, tanto che essendo restia a cambiare sogni o coscienza si pensa di cambiare Paese - anche se non è banale; ma questa è un'altra storia), e quello lì proprio avevo problemi a votarlo (anche se lo voterei sempre più di quanto voterei altra gente, anche della stessa coalizione, ché la mia coscienza e non si è formata anche ascoltando Mozart e leggendo Asimov, e quindi pensando che le donne non debbano chinare il capo davanti ai maschi e che la religione non sia una discriminante per una degna cittadinanza). Pare che quelli che speravo che vincessero vincano davvero, e che anche quelli che ho votato alla Camera non se la passino così male. E ora scusate, vado a farmi venire un infarto. (Update delle 21:26. Ecco, io non vorrei dirlo ma: io l'avevo detto (in sede privata, ma c'è chi può confermare). Vado a farmi una camomilla e trascrivere i dati del volo per Londra di domani.)

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giovedì, aprile 06, 2006

Londra, o casa.

(Ossia il crossover di You are cordially invited... e Telefono Casa. Un sacco di crossover, 'sto matrimonio tra geek. Come è giusto.) In due parole: abbiamo casa. C'è la moquette anche nel (minuscolo) bagno. Ci sono le piastre elettriche. E questi (insieme al piano terra) parrebbero essere i lati peggiori. D'altra parte, costa poco - soprattutto per un appartamento con:
  1. una cucina con un freezer vero (non lo scomparto del ghiaccio e basta) e un tavolo attorno a cui si può mangiare in quattro (in tre stando comodi)
  2. una camera da letto in cui ci sta più del letto e basta
  3. una sala enorme - intendo: grande quasi quanto il mio presente appartamento - e bow-window-munita.
Accanto, il parco. Verde, tanto verde. Facendo quattro passi (un chilometro circa su per un 20% di pendenza, ma non stiamo a sottilizzare) si arriva tra negozi, bar, pub, ristoranti vari ed eventuali (un indiano pare assai promettente). E poi c'è un certo punto dove la vista è - semplicemente - bella da piangere per la felicità. Sarà che ieri c'era un sole stupendo, ma sono pronta a scommettere che non sarà di meno con la pioggia e quella luce diffusa e morbida come seta che è uno dei motivi per cui sono felice di andare a vivere oltremanica. (D: Perché sei contenta di andare a Londra? R: Per la luce del sole e per il cibo. Sono la morte di qualunque stereotipo.) La vista, dicevo: da un lato, Londra; dall'altro, la campagna coltivata e i boschi. E il dolce saliscendi delle colline a dar più gusto al tutto. Poi, Crystal Palace è collegata a tutto o quasi. A qualunque ora del dì o della notte. Qualunque ora, intendo (resta mitico in casa l'indicazione data da una gentile signora fiorentina: I mezzi vanno tutta notte, fino alle undici e mezza - a Firenze, al ponte del 25 Aprile). (Io ho un piccolo lato ossessivo-compulsivo - d'altra parte, con il lavoro che vorrei fare, eccetera. Ho anche una discreta memoria per gli elenchi e gli schemi. E amo i trasporti pubblici, in particolare quelli su rotaia. Piccolo aneddoto, l'ho già raccontato, è uno dei miei cavalli di battaglia, eccetera: io a tredici anni sapevo a memoria il percorso di tutti i tram di Milano. Quella piantina che ho linkato qui sopra, ecco, questa - ma anche la classica, questa: vi lascio immaginare che effetto mi faccia.) Per finire, la landlady: un'ex organizzatrice di matrimoni (allora non esistono solo nei brutti film di Hollywood), mezza inglese e mezza italiana (ma parla solo inglese e francese), innamorata della Normandia (lo spirito di Guglielmo il Conquistatore, nell'altro verso?), che guida (bene) una jeep vera (intendo: non quelle robe da sciuretta milanese che vuole fare vedere i soldi del marito, un solido mezzo che ti permette di andare per strade sterrate con qualunque tempo) e con la sua voce da cugina di Lady Tottington sarebbe capacissima di avviare un florido commercio di ghiaccio al Polo Sud (ci ho messo meno di quattro ore a decidere di firmare il contratto con lei: più o meno il tempo che di solito impiego per decidere che mangiare a cena). Un personaggio. Martedì si torna su (con mamma) a organizzare un po' le cose, a sistemare quel che va sistemato, a pulire quel che va pulito, a metterci mobili e collegamento internet, a iniziare a giocare un po'. Il fiancé dovrebbe raggiungerci in settimana (vero, fiancé?). Solo l'essere esausta dopo 72 ore di cui solo 15 di sonno mi impedisce di saltellare dalla gioia.

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lunedì, aprile 03, 2006

Telefono Casa/2.

Domani mattina sono a Londra. L'idea sarebbe di vedere undici (11) appartamenti in due (2) giorni. Compreso uno con tre stanze e due caminetti, messo in affitto da una signora che al telefono mi ha chiesto anche il numero di scarpe o quasi (l'effetto prodotto dalle parole "Master alla London School of Economics" non ha prezzo), parlando con un tono degno di Lady Tottington. Spero che non sia problematico girare per Forest Hill e Crystal Palace alle nove di sera. (Questa è la paranoia della giornata.) E spero di ricordarmi tutte le domande da fare ad agenti immobiliari e proprietari vari. (Questo è il tormentone della settimana.) A proposito: è molto difficile cucinare sulle piastre elettriche? Il giovedì mattina se ne andrà via tra aereoporti e cambi di fusi orari. E il giovedì pomeriggio se ne andrà in sonno da recuperare.

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domenica, aprile 02, 2006

You are cordially invited.../7

Ah, quasi dimenticavo: ho trovato il vestito. Non è riutilizzabile. È Il Vestito. L'aver passato una cospicua parte dell'infanzia con una sarta[1] dà, per imprinting, un istinto per il taglio di sbieco e per la pince al posto giusto capace di spianare qualunque scrupolo. L'amica di mamma che si occupa di storia della moda[2] fa il resto: si incarica di dare ordini alla sarta la settimana prossima, e (ma qui devo tagliare); cassa il mio cappellino, e dice che secondo lei devo perdere un chilo perché il vestito cada perfettamente (no, non si può allargare, sulla seta si vedrebbero i segni). Ma tanto prima del matrimonio si dimagrisce sempre, dice anche. Bene, perché io non mi metto dieta, anche se si tratta di avere parte in un'opera d'arte (e Il Vestito lo è). E, nel caso in cui non l'avessi già specificato: è proprio Il Vestito. Fatto in un'epoca in cui si facevano veri vestiti per vere donne. Mi sa che ci tornerò su alla prossima puntata. [1] la nonna materna, ex responsabile del reparto impermeabili alla Fimar di via Arcivescovado. [2] C'è gente che vive facendo la storica della moda.

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