domenica, aprile 02, 2006

You are cordially invited.../7

Ah, quasi dimenticavo: ho trovato il vestito. Non è riutilizzabile. È Il Vestito. L'aver passato una cospicua parte dell'infanzia con una sarta[1] dà, per imprinting, un istinto per il taglio di sbieco e per la pince al posto giusto capace di spianare qualunque scrupolo. L'amica di mamma che si occupa di storia della moda[2] fa il resto: si incarica di dare ordini alla sarta la settimana prossima, e (ma qui devo tagliare); cassa il mio cappellino, e dice che secondo lei devo perdere un chilo perché il vestito cada perfettamente (no, non si può allargare, sulla seta si vedrebbero i segni). Ma tanto prima del matrimonio si dimagrisce sempre, dice anche. Bene, perché io non mi metto dieta, anche se si tratta di avere parte in un'opera d'arte (e Il Vestito lo è). E, nel caso in cui non l'avessi già specificato: è proprio Il Vestito. Fatto in un'epoca in cui si facevano veri vestiti per vere donne. Mi sa che ci tornerò su alla prossima puntata. [1] la nonna materna, ex responsabile del reparto impermeabili alla Fimar di via Arcivescovado. [2] C'è gente che vive facendo la storica della moda.

|