sabato, settembre 30, 2006

Potteriana.

La porta dietro la gomma sul tavolo si apre. Gli interessati (se già non lo sanno) capiranno.

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Un altro mondo. Civile.

Tre giorni fa c'è stata anche la presentazione della Scuola.

Un po' ero troppo occupata a divertirmi alle battute del director e del segretario generale della student union, un po' tremavo dall'emozione, un po' cercavo di non perdere informazioni: e così me ne sono accorta due giorni dopo - e lì mi si è accesa una lampadina.

Non solo ci hanno diffusamente avvertito dell'importanza di citare tutte le fonti e di farlo nel giusto stile accademico; non solo ci hanno informato che ci faranno dei corsi apposta.

Nessuno ha parlato di sanzioni.

Ci sono, eh. Pesanti. Tant'è che se si è riconosciuti colpevoli è possibile appellarsi.

Ma quello che ci hanno detto è stato solo "E' un atto di disonestà intellettuale; è rubare e mentire".

Qui partono dall'idea che alcune azioni siano giuste e altre sbagliate; e suppongono che tu sia una persona perbene (ti hanno scelto loro, e si fidano abbastanza del proprio giudizio) e metterai tutto il tuo impegno nel fare la cosa giusta.

Non i cavilli, non il "beccare in flagrante".

Solo una tranquilla civiltà.

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mercoledì, settembre 27, 2006

Poi mi riprendo.

Ma non subito. Giornata intensa.

I compagni di corso sembrano splendidamente eterogenei. Il tratto comune più diffuso parrebbe un cinese come prima lingua (a occhio: un terzo); per il resto, c'è veramente di tutto.

Per quanto riguarda il corpo docenti, basti che i miei gradi di separazione con i fondatori di quel che studio sono scesi a - molto poco.

Sto iniziando a rendermi conto che è vero. Abituarsi, non credo sia possibile.

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lunedì, settembre 25, 2006

Perché non ho abbastanza problemi a decidere tra i corsi che devo seguire.

(Un bel post autoreferenziale, ovviamente. Il mega-post sull'importanza della manualità dal titolo "il mestiere delle arti" aspetterà, d'altra parte è lì che aspetta da mesi.)

Allora. Arabo, cinese, francese, tedesco, turco, inglese, altro inglese, pronuncia dell'inglese per madrelingua indoeuropei (e qui mi sono commossa), spagnolo, russo, giapponese, portoghese, ebraico, greco? Seriamente.

Poi: ogni volta che tiro fuori il portafoglio vedo il mio tesserino da studente e sogghigno. Che diamine, mi basta la foto di un castoro per sentirmi sulle nuvole (wikipedia, per spiegazioni). Meno due giorni alla presentazione del dipartimento, ho il blocco del matematico (stampo pagine di analisi funzionale, non mi ricordo il teorema di Bolzano-Weierstrass), ho sognato che andavo dal parrucchiere e mi dicevano che non c'era più posto, credo che c'entri qualcosa.

Ma ora è meglio che mi metta a letto, visto che in tutto questo dovrò anche dare una lezione al mio bioritmo da gufo.

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mercoledì, settembre 20, 2006

Racconti di benvenuto nel Nuovo Mondo.

E mi racconta che il suo capo pensava che fosse cattolica, perché non beve e non si mette minigonne inguinali, e lei che invece no, non ci pensa nemmeno, e guarda quella volta che in laboratorio hanno iniziato a discutere c'era il capo che parlava di come Maometto rispettasse la Madonna e un buon musulmano non può non rispettare i cristiani, e quella che partiva con citazioni dalla Bibbia in ebraico perché anche se sei approdata all'ateismo hai una dignità di ebrea da difendere, e l'altro invece con il Nuovo Testamento in greco, e lei che pensava che il classico dopotutto serve a qualcosa, ma vogliamo tornare ai nostri vettori (RNA, non algebra); e mi racconta di come l'hanno messa sotto a lavorare dal primo giorno, e forse pubblica, e ora ha trovato un altro posto, ma tu guarda fare il colloquio in spagnolo che non parlava da quattro anni, che il nuovo capo è messicano, e le mancherà il capo che ieri aveva un gran sorriso perché sul suo passaporto verde islam c'era il visto per andare a Eurodisney con i suoi bambini e la moglie, anche lei lavora, la città è cara come il fuoco, te ne sarai accorta anche tu, se trovi un posto con del pesce decente dimmelo, e i mezzi son quel che sono; e mi racconta come non se ne può più di cinese, dopo un anno; e mi racconta che va a vivere con il suo bel tedesco, ed è dura e ce la si può fare; e per un attimo ci guardiamo tutte e due alle spalle e là ci sono sempre le stesse facce che si confermano tra loro sempre le stesse cose e dicono di star discutendo - ma è un attimo, come un riverbero di una fiamma che brucia dietro l'angolo, già alle nostre spalle; e poi riprende, e racconta consigli alla qui presente scribacchina, nuova arrivata nel nuovo mondo.

È stato qualche tempo fa, e mi torna in mente come fosse ora, stasera, mentre leggo il giornale e mi bevo un camomillone, ché domani vado a immatricolarmi e mi tremano le ginocchia.

E ah, già: il nuovo Sainsbury's sulla collina ha del pesce non malvagio.

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lunedì, settembre 18, 2006

Il club.

(Un post in cui si tratta una nota malattia, con un reticolo di note e sotto-note in cui si tratta di linguaggio, politica e religione, e si danno alcune informazioni utili e dilettevoli.)

Nel club c'è una piccola signorina con una discreta voce e un corpo da levare il fiato. C'è una mia zia di terzo grado che non mi sta troppo simpatica. C'era una dei responsabili del processo di pace di Nord Irlanda. C'era il collega migliore che mia madre abbia incontrato. C'è un signore che lavorava alla Osama (penne, non terroristi) accanto a cui mi sedevo un lunedì sì e uno no, qualche anno fa, scambiando battute sull'aria condizionata da stroncare un pinguino del complesso di stanze noto come "reparto di radiochemioterapia" (abbreviazione interna all'ospedale, CHE: che pareva Ernesto Guevara de la Serna). C'era una signora che si sedeva sempre qualche metro più in là e si lagnava sempre con il marito, come da migliore tradizione di matrimonio passivo-aggressivo. C'è un altro frequantatore ancora di quelle stanze, che ce l'aveva fatta per un soffio e raccontava di quanto una mattina si era trovato "la faccia come il culo" per la perdita in una notte di tutta la sua barba, con una verve degna del migliore stand up comedian. C'era una grande regista e fotografa che aveva tenuto compagnie quantomai dicutibili.

Fino a qualche giorno fa, nel club c'era anche una signora che, partita da un'antipatia verso Osama (bin Laden, non penne), era arrivata a scrivere che gli appartenenti a un certo gruppo di semiti "si moltiplicano come ratti": e mi pareva di averla già sentita [1]; e mi pare che essere uno dei principali artefici del fatto che un'idea di questo tipo diventi, per così dire, accettabile nel salotto buono, tanto più in un Paese che già non brilla per apertura verso il mondo sia una responsabilità pesante[2]. Ma la signora era nel club.

E se è vero che nessuno ti chiede se vuoi entrare nel club (ché altrimenti il club chiuderebbe per mancanza di membri) è anche vero che nessuno può questionare la tua appartenenza al club.

E ora, per il vostro diletto e la vostra erudizione, alcuni piccoli fatti sul club.

Punto primo: noi del club possiamo scherzarci su quanto vogliamo. Chi ci è stato vicino quando siamo entrati nel club, per legami di famiglia, di amore, di amicizia, di caso o per motivi professionali, può scherzarci un po'. Voi che con il club non avete legami, nel novantanove per cento dei casi è meglio che stiate zitti. Perché, semplicemente, non sapete di cosa state parlando: e avete una possibilità su cento di dire qualcosa di sensato. E anche se dite qualcosa di sensato, dovete dire ogni parola ricordandovi che voi non siete nel club. Vedete voi se ci riuscite.

Punto secondo: i membri del club (almeno, quelli sotto gli ottant'anni) non lo chiamano "un brutto male", e anche quando sono abbastanza cortesi da non farlo pubblicamente, mandano a fare in culo (aqggiungete qui un gesto esplicativo: perché non si è mai abbastanza chiari) chi lo chiama "un male incurabile" nei casi in cui non è incurabile. Lo chiamiamo in una varietà di modi, come chiamiamo in una varietà di modi la terapia[4]; e siamo grati a chi si rende conto di come certi cosidedtti eufemismi possano essere proprio importuni.

Punto terzo: i membri del club fanno fronte comune, quando si tratta del motivo per cui si è membri del club. Per tutto il resto, ci si può odiare. Si possono scrivere due chilometri di note a un post per mettere in chiaro che ti considero una tacca sotto un naziskin. Ma se domani hai la terapia, io sono dalla tua: senza condizioni; e ti ricordo pure di non lasciare a casa la tessera sanitaria, il golfino e il pacchetto di liquerizie[3]. E se non ce la fai, io ci sto male.

Perché il club deve chiudere per mancanza di nuovi iscritti, ed essendo i membri attuali morti a centoventi anni, felici e soddisfatti, avendo recuperato con gli interessi tutti i giorni passati a sta male per il tumore o per le cure.

Ci sarete meglio anche voi che non siete del club, fidatevi.

Ho aspettato qualche giorno a scrivere questo post, ché noi del club sappiamo che quando uno del club perde, star zitti qualche giorno è meglio.

[1] Noterella a margine: penso che la deduzione "anche i palestinesi/gli arabi/insomma i musulmani-non-persiani sono semiti[1.1], quindi non puoi essere antisemita se sei palestinese o filo-palestinese" sia un trucchetto retorico della peggior specie: la parola "antisemitismo", senza specificazioni, in italiano corrente, si riferisce all'odio di tipo razzista verso un particolare sottogruppo semitico, gli ebrei. Per descrivere l'odio razzista per un sottogruppo semitico che non sia quello ebraico c'è il generico "razzista", eventualmente con la specificazione "anti-arabo": che l'ultima volta che ho controllato non era una bella qualifica, tra persone civili. In una situazione in cui un buon numero di semiti non-ebrei sono antisemiti[1.2] (nel senso dell'italiano corrente, senza specificazioni) questi trucchi di parole mi sembrano spesso una complicazione non richiesta. Poi, se vogliamo discutere di linguaggio, sono anche contenta: ma allora si dovrebbe cercare di farlo riducendo al minimo le complicazioni politiche[1.3].
[1.1] Sotto-noterella utile e informativa: non provate a dare dell'arabo a un iraniano. Non ditegli nemmeno "cifre arabe", se non volete sentirvi una lezione di mezz'ora su come siano "cifre indiane importate in Persia e poi copiate dagli arabi e poi copiate da voi pisquani europei".
[1.2] Antisemiti con varie (pessime, ma in alcuni casi umanamente comprensibili) ragioni; così come un buon numero di polacchi sono antisemiti, con monolitica e incomprensibile mancanza di ragione, dato il noto contributo polacco alla Shoa. Perché la distribuzione dell'antisemitismo non è razzista.
[1.3] Non so se sia possibile. Ma questa è un'altra discussione.

[2] Sì, voglio proprio dire che la signora Fallaci è, almeno in parte, responsabile di quella ragazza che non riesce a essere assunta come commessa perché porta l'hijab, di quell'ingegnere laureato a pieni voti che non trova lavoro perché nero, di quel giudice che perde il posto perché contesta la presenza in aula del simbolo di una religione. E degli sguardi storti che si attira quel ragazzo con la kippah. Questo non vuol dire che sia l'unica responsabile; e non vuol dire, nemmeno per un istante, "penso che la signora Fallaci andrà all'inferno perché". Credo che il problema principale della critica ai defunti sia proprio questa mancanza di chiarezza sulla separazione delle due contabilità, terrena e divina[2.1]. Le responsabilità di cui sopra sono responsabilità terrene. La contabilità divina credo sia meglio lasciarla in mano al Buon Dio[2.2], che immagino sappia bene quel che fa, dato che è il suo mestiere ed è (appunto) il Buon Dio. (Peraltro, alcune fonti ben informate mi dicono che ha un debole per i peccatori. Beh, lo spero, visto che non mi piacerebbe finire all'inferno.)
[2.1] Non trovo un termine che includa una visione atea/agnostica, sempre che questo discorso abbia senso, per qualcuno che ha una visione atea/agnostica. Forse "ultramondana" potrebbe andare: atei/agnostici di passaggio?
[2.2] Sotto-nota autoreferenziale: questo è il motivo principale per cui non sono cattolica, sintetizzato in una frase.

[3] Nota di utilità sociale per i neo-membri del club di passaggio. La liquerizia pura alza la pressione, ha un effetto protettivo sulla mucosa gastrica, e un sapore piuttosto forte. Insomma: se avete la pressione bassa riduce gli svenimenti, e in ogni caso copre quel saporaccio orrendo e fa vomitare un po' meno. L'avessi capito un mese prima, avrei passato un'estate migliore. Ovviamente, se vi piace la liquerizia.

[4] Noterella autoreferenziale: per me la terapia era "zia Abby", come l'abbreviazione del suo nome, e come la vecchietta avvelenatrice di Arsenic and Old Lace di Frank Capra. Nonostante i suoi effetti collaterali non siano stati affatto piacevoli, ha rotto le scatole meno della sua omonima di E.R..

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domenica, settembre 10, 2006

The Rocky Horror Zauberflöte.

(Questa la capiamo in tre, temo.)

Sacerdote: Cosa cerchi, baldo forstiero?*
RdCommento: Un modo di togliermi questo palo dal...

E comunque, anche qui si attende impazienti questo.

(* Traduzione a braccio. Non sto a riferire tutta la tirata, il mio tedesco è decisamente arrugginito.)

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lunedì, settembre 04, 2006

Due Chiese.

(Una risposta dovuta da molto tempo. Avrei voluto scriverla meglio, ma non voglio tirarla più in là.)

Qualche tempo fa, far finta di essere sani vedeva una delle migliori puntate di The West Wing e si chiedeva: perché in Italia manca un Josiah Bartlet?

Il professor Beccaria centrava la sua analisi si Two Cathedrals sul cattolicesimo di Bartlet. Non penso che il cattolicesimo sia necessario in quanto cattolicesimo nelle decisioni del nostro presidente preferito, ma sono convinta che una caratteristica del cattolicesimo nell'ambiente in cui Bartlet cresce (e va tutto insieme: il cattolicesimo e l'ambiente) sia fondamentale per capirne il carattere: il cattolicesimo, in una famiglia perbene del New Hampshire degli anni '50, è una faccenda terribilmente sconveniente, e di minoranza.

Josiah Bartlet è un eroe che non prende scorciatoie. Anzi: è un eroe perché evita le scorciatoie. Quelle scorciatoie che la maggioranza prende, che la maggioranza si aspetta che tutti prendano.

Lungi da me sostenere che appartenere a qualche minoranza sia necessario o sufficiente per mostrare questo tipo di onestà. Però, forse, essere allenati a non dare per scontato quel che tutti danno per scontato - l'essere salvati solo per fede, nel New Hampshire degli anni '50; la pronta assoluzione di un confessore, in Italia? - aiuta.

Insomma, in Italia l'ordalia di Josiah Bartlet potrebbe essere qualcosa del genere:

Una nuova avvincente puntata di L'Ala Ovest: Due Chiese.

Nel giorno in cui il presidente Giosué Bartolini deve annunciare a reti unificate di aver nascosto all'Italia la sua malattia, la sua anziana segretaria, la signora Dolores Landini, è uccisa da un pirata della strada sul Grande Raccordo Anulare. Quarant'anni prima: il padre del giovane Giosué gli presenta la sua nuova segretaria: Dolores Landini, una splendida trentenne. Con la sua brillante parlantina e la sua verve romagnola, Dolores sprona il futuro presidente a prendere posizione a favore delle dipendenti del prestigioso Liceo del Sacro Cuore, il cui preside altri non è che Bartolini padre. Nel presente: Claudia de Giovanni prepara il terreno con i giornalisti fidati, e prepara il presidente per la conferenza stampa. Tobia Zevi cerca di preparare risposte per ogni evenienza e teme il peggio. Quarant'anni prima: Bartolini discute la sua posizione di unico studente protestante del liceo con il padre, che gli consiglia di non contestare l'ora del rosario. Nel presente: il funerale di Dolores Landini lascia il presidente distrutto. In un intenso monologo mescola citazioni dell'opera di Dietrich Bonhoeffer e insulti a Dio, concludendo con il proposito di ritirarsi dalla vita politica. Più tardi, è solo nel suo ufficio: il fantasma di Dolores Landini gli appare, gli ricorda l'etica della responsabilità personale della fede di sua madre, lo rimprovera per il suo tentativo di piangersi addosso. Alla conferenza stampa, Bartolini ad affronta i giornalisti...

(Nell'italianizzazione delle sotto-trame dell'episodio, l'uragano potrebbe essere un terremoto in Calabria e l'industria del tabacco qualche giudice colluso con la mafia. Ma proprio non riesco a trovare una traduzione di "Leo McGarry" o "Josh Lyman" e taglio.)

Il cattolicesimo di Bartlet, dunque, non è fondamentale in quanto cattolicesimo.

Da questo punto risponderei anche alla prima domanda posta dal nostro prof di filosofia preferito: la decisione di Bartlet di ricandidarsi è una commistione di religione e politica, un attacco alla laicità dello Stato? Non lo è, non più di quanto la Bibbia sul comodino della qui presente scribacchina sia un tentativo di conversione del suo marito orgogliosamente bright. Bartlet prende una decisione, nel processo è influenzato dalla sua fede, ma a una decisione analoga sarebbe potuto arrivare anche un Bartlet ateo, agnostico, protestante - come mostrato sopra, o di un'altra religione. Un Bartlet musulmano che proibisse la vendita di alcolici negli Stati Uniti, invece, sarebbe un attacco alla laicità dello Stato. Ma chiunque abbia visto anche solo una puntata di The West Wing sa che POTUS non farebbe mai una cosa del genere...

Ma veniamo al quesito centrale: perché se Josiah Bartlet è improbabile, Giosué Bartolini è fantascienza?

Per molti e vari motivi. Intanto: Josiah Bartlet, cattolico, esce dal New Hampshire e arriva alla Casa Bianca. O meglio, gli Stati Uniti escono dagli anni '50 e un cattolico arriva alla Casa Bianca. (Casomai non fosse ancora chiaro che Bartlet è il sogno di Clinton come nuovo Kennedy.) L'Italia dagli anni '50 non è ancora uscita del tutto; e solo per le ultimissime generazioni muoversi dal paesello natìo - non essere parte della maggioranza - non perché spinti dal bisogno ma per vedere quel che c'è altrove non è più un'idea stravagante - e un decisamente sconveniente.

Ma il punto cruciale mi pare un altro: negli Stati Uniti non c'è una vera maggioranza.

Restiamo sulla religione - ma il discorso si potrebbe estendere alla cultura d'origine, al colore della pelle.

Negli uffici della West Wing abbiamo Jed Bartlet, cattolico; Leo McGarry, di famiglia cattolica ma di fede imprecisata; Josh Lyman, di famiglia ebrea e probabilmente ateo; Donna Moss, protestante, ramo episcopale; Charlie Young, protestante, ramo battista; Delores Landingham, cristiana ma di più non sappiamo*; Toby Ziegler, ebreo osservante; Sam Seaborn e C.J.Cregg, fede non pervenuta.

In Italia la religione è il cattolicesimo. Punto.

In Italia l'ora di religione non ha bisogno di specificazioni, "sei credente?" significa "sei cattolico?", i funerali di Stato sono tutti cattolici**, ogni domenica il TG della prima televisione di Stato riporta con ossequio e senza contraddittorio le parole del Papa.

L'origine del problema non è nelle leggi, quanto nei costumi. Qui in Inghilterra la Regina è anche capo della Chiesa Anglicana: sarebbe un perfetto esempio di commistrione di potere civile e religioso, ma il fatto che la BBC non ci illustri ogni settimana i dettagli della vita e delle opinioni dell'Arcivescovo di Canterbury prova che la situazione è di fatto fondamentalmente sana, rispettosa dell'identità di tutti i cittadini.

Il problema cattolico in Italia (altra espressione non riesco a trovare: ma sottolineerei come sia un problema non perché cattolico, ma perché cattolico in Italia) non è tanto nei numeri - anche se i numeri contano: i numeri dei fedeli di nome e di fatto, le cifre degli interessi economici... - quanto nell'uso invalso di una sottile e continua preoccupazione di scherzar coi fanti e lasciar stare i santi, di non pensare nemmeno a muovere le acque, ad essere sconvenienti. Potrebbe essere un retaggio della controriforma, piuttosto che della posizione del Vaticano come unico potere stabile e (almeno in alcuni casi) efficace sul territorio della penisola. Forse la pigrizia è il carattere nazionale unificante dell'Italia, e omaggiare una tradizione che dispensa regolette di comportamento (e scorciatoie per chi può: penso ai matrimoni indissolubili ma che scompaiono davanti ai contatti giusti alla Sacra Rota) è più comodo del prendersi la responsabilità di guardare il mondo e fare leggi per i cittadini. Non lo so. Alla fine resta solo il pellegrinaggio di tutto il potere, o aspirante tale, destra e sinistra, a un'assemblea che sogna "l'Italia cattolica e degli italiani". Dove quell'"italiani" si legge "bianchi", ovviamente. Il trionfo del sogno della semplificazione, dell'uniformità. Della scorciatoia.

L'antitesi di Josiah Bartlet, insomma.

* Quando il giovane Josiah argomenta contro il "rito a-confessionale" del liceo la giovane Delores non si mostra troppo partecipe; inoltre, il funerale di Mrs.Landingham si svolge nella National Cathedral di Washington, che è una chiesa episcopale. A occhio, Mrs.Landingham è protestante - ma soprattutto sveglia: ed è quest'ultimo tratto che influenza il futuro POTUS, il resto non conta più di tanto.
** Ricordo l'imbarazzo, quando un amico di famiglia venne sepolto tra i "cittadini illustri" di Milano, di una cerimonia religiosa in cui il prete si affannava a spiegare come il defunto fosse in realtà cattolico. Il defunto era notoriamente ateo, e le opere che gli erano valse la tomba in quel posto d'onore non erano (per usare un enorme eufemismo) esattamente ben viste dalla Chiesa.

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sabato, settembre 02, 2006

Eroi.

Ecco, ad esempio: Fabrizio Gatti.

Un uomo che fa il giornalista come Wallenberg faceva il diplomatico.

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venerdì, settembre 01, 2006

Corsera segue a ruota/3.

(Il figlio di Repubblica sempre sulla notizia.)

Un profondo editoriale (notare l'url) a proposito dell'uscita del libro di 7 in condotta per i tipi di Rizzoli (ma guarda che caso).

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