Baden-Württemberg, here we come.
Da domani a lunedì il fiancé va tra i pinguini di Stuttgart, e la scribacchina va a godersi un po' di aria teutonica (sperando di non aver scordato proprio del tutto la mia lingua preferita). A più tardi.
Un po' di quello che vedo oltre le lenti dei miei occhiali.
Da domani a lunedì il fiancé va tra i pinguini di Stuttgart, e la scribacchina va a godersi un po' di aria teutonica (sperando di non aver scordato proprio del tutto la mia lingua preferita). A più tardi.
L'American Psychiatric Association (non esattamente gli ultimi arrivati) potrebbe pronunciarsi ufficialmente a favore dell'estensione del matrimonio alle coppie gay:
gay men and lesbians are full human beings who should be afforded the same human and civil rights.(Sempre dal New York Times.)
George W. Bush scopre le sfumature politiche tra gli evangelici statunitensi. (New York Times, registrazione gratuita.)
Stanotte ho sognato che una tartaruga si pappava la tesi. Trovava particolarmente gustosi i numeri di Lefschetz. Ovviamente, era l'unica copia. (Vero che è un buon segno? Vero?)
sull'iPod in (n+1) versioni diverse. Purtroppo. Però sono onoratissima di questo doppio passaggio di testimone. Allora: 1. Volume totale dei file musicali: Su Ezri (il computer), 3,48 GB. Su Julian (l'iPod), 6,39 GB. Non ho ancora travasato troppe cose. 2. L'ultimo CD che ho comprato: L'elisir d'amore, Gaetano Donizetti. Con l'Espresso. Oggi volevo togliere una goccia all'oceano della mia ignoranza musicale acquistando Dark Side of the Moon dei Pink Floyd (precedentemente ascoltato solo su copie pochissimo presentabili), ma non l'ho trovato. 3. Canzone che sta suonando ora: Paper moon, cantata da Ella Fitzgerald. 4. Cinque canzoni che ascolto spesso (ultimamente) (o che significano molto per me): Il Don Giovanni (diretto da Herbert von Karajan) è il primo disco che ho sentito. Segnata per la vita, temo. Liceo a base di Queen. It's a Hard Life e Innuendo sopra tutto. What's the frequency, Kenneth? che ha aperto il primo concerto vero a cui sono stata. Ci tengo a precisare che del quartetto-ora-trio il mio preferito è Mike Mills. Avrei sempre voluto che qualcuno mi invitasse a ballare Crazy degli Aereosmith, oppure Don't cry dei Guns'n'Roses. Die Walküre di Wagner, diamine; in particolare il finale con il fuoco. Da una settimana ascolto a ripetizione il Flauto magico di Mozart e Triple Trouble dei Beastie Boys. Poscritto. Durante i migliori pomeriggi della mia infanzia suonavano il Boris Godunov di Mussorgskij e Charlie Parker, ma i dischi erano di un amico di famiglia e io ero troppo presa a leggere la sua collezione di fumetti: mi resta l'idea di dovermi fare una cultura jazzistica - e chiunque mi consigli è benvenuto. 5. Persone a cui passo il testimone: Il fiancé, cui lascio anche il piacere di rivelare l'altro suo soprannome. Violetta, sorella at heart della cui lista non capirò nulla. Anche se vorrei. Gilthas, che mi ha spinto al post-fiume qui sotto e quindi dovrò vendicarmi, no? ;-) .mau., che sospetto abbia una collezione di vinili da paura. E nessuno ha ancora invitato Inve?
Allora, sarà un post chilometrico, bruttino e, in larga parte, egocentrico. D'altra parte è uscito così, e in questi giorni le mie energie vanno più alla tesi che all'editing dei post. Per dei post davvero belli, filate da Gilthas e Inve. Mi ricordo benissimo la prima volta che ho visto dal vivo due gay baciarsi: è stato in piazza San Babila, il pomeriggio del 25 Aprile 1995. Le due si erano allontanate un po' dal corteo e si tenevano la mano e - diamine, lo sapete come fa una coppietta a spasso in centro in una bella giornata di sole, no? Bacetto a fior di labbra, quel sorriso delle due metà che si sono trovate e ora si ritroverebbero anche se tutto il mondo si mettesse tra loro, e ti va se andiamo a mangiarci un gelato - tu il cono lo prendi come sempre al cioccolato, amore? Mi ricordo benissimo di quella tranquillissima testimonianza di esistenza. Perchè - provateci voi a crescere senza esistere. Io non ho saputo che fosse possibile innamorarsi di una persona del proprio sesso fino a dodici anni. Ok, ero una brava bambina stordita. Però - ecco - immaginatevi di arrivare fino a dodici anni senza sapere dell'esistenza della musica. O della matematica, o della poesia: e voi nella vostra testa avete teoremi e sonetti e non potete dirli perché intuite che è strambo e sconveniente solo l'averli pensati. Provateci voi a pensare di essere i soli al mondo. Tutti sono qualcosa, per voi non c'è una parola. Perché dove sono donne sposate con donne? (Le brave bambine sognano l'abito bianco.) Dove sono? Come si chiamano? Non ci sono. E provateci voi a scoprire che la parola per quel che siete c'è - ed è usata come insulto, o peggio ancora mormorata a mezza voce con tono di disapprovazione. Provateci voi a scoprire che il vostro innamorarvi - un innamoramento di ragazzina che arrossisce al pensiero di un bacio - è identificato con i film a luci rosse o con i casi umani. Magari va anche bene - Dio benedica gli anni '90. Ma quella come te è un'eroina o (il più delle volte) un eroe che esiste ed è accettato se e solo se perfetto: il deus ex machina della nobile causa o la sempre simpatica spalla o il divo sfolgorante: e tu perfetta e sempre simpatica e sfolgorante non sei. Oppure è qualcosa di estremamente intellettuale. E va bene, dato che a te i libri piacciono (c'hai tempo per leggere, dato che non ne perdi dietro ai ragazzi). E infatti fai la posta a qualunque filmlibroquelchel'è in cui ci sia qualcosa che vagamente assomiglia a. Facendo il classico non va così male - ci rimedi pure l'otto in greco. Però. Però non è quello di cui hai bisogno. Quello di cui hai bisogno da così tanto, e da così tanto sei senza trovarlo, così tanto che ti sei dimenticata cosa è. (Non esisterà, tu non esisti, ricordatelo. Sì, i film, va bene: ma tu ci credi a quel che vedi al cinema? Tu ci credi alla principessa Leia? Ecco.) Tutto quello che vorresti è un bacio. Ma un bacio è chiedere troppo, non ne vedi nemmeno sullo schermo del cinema. Provateci voi a volere un bacio e a non avere le parole per dirlo. Un giorno poi scoppi, e provi a dirlo. Provateci voi a stare male come una sedicenne che non ha mai dato un bacio e a sentirvi dire che sicuramente è tutta una costruzione mentale, che passerà, ora non far scenate e piantala con queste storie. Oppure fai schifo, punto. E sei votata all'infelicità, e allora non voglio avere nulla a che fare con te. Provateci voi a sentirvelo dire da qualcuno di cui vi fidate ciecamente. Vabbé, niente amore. Farò altro. Farò finta. Non sarò io del tutto. Ma l'istinto di sopravvivenza è forte. Sì, anche l'istinto di sopravvivenza di quello di te che è davvero te. Un giorno (un giorno per cui non ringrazierai mai abbastanza) riesci a pensare: diamine, il mondo è bellissimo e pieno di ragazze da urlo (l'80% degli esseri umani di sesso femminile è bello da riempircisi gli occhi come i bambini a una festa di compleanno si riempiono lo stomaco di cocacola, in my not so humble opinion). E, diamine, alcune di loro sono pure - come te. Guarda, ad esempio, quell'amica di una conoscente che sta con una ragazza. Let's give it a try. Provateci voi a vivere essendo felici e voi stessi e in pubblico per la prima volta a diciannove anni. Per me è stato un giorno di settembre, nel caffé della libreria Praire Lights di Iowa City, Iowa. Avevo davanti a me un té chai. Avevo attaccato bottone e offerto un caffé a Marie (numi, che delizia quel suo tatuaggio); lei aveva lasciato cadere nella conversazione come lei fosse etero ma avesse molti amici gay, e che divertente il Pride di Chicago con quel tipo travestito da tram (per via di San Francisco). E senti, stasera ti va di venire a una festa? E io che sapevo che lei sapeva ed era tutto normale. Provateci voi, a considerare normale la parola più desiderabile del mondo. E a sapere che a te non è data. A te sarà dato, però, di sapere quanto poco banale è vivere felice essendo te stessa. Provateci, a scoprire e a imparare ad amare un gusto dato a pochi. Poi ci pigli gusto, e provi sempre di più a uscire dal tuo bozzolo. La vita chiama. Anche se non è facile - e ringrazia il Cielo di essere a Milano, e che hanno inventato internet. Provateci voi a dover costruire locali per essere sicuri che lì per un bacio alla tua morosa non rischi di essere molestata. Provateci voi a dovervi iscrivere a una mailing list solo per capire dove uscire con la morosa. Provateci voi a stare su la notte a leggere le lettere incrociate di centoventi donne che cincischiano (e litigano: son sempre centoventi donne) sul tempo e sui figli e la politica e - e tutto questo è una scusa, tutto quello che stai dicendo davvero è sono lesbica, sono bisessuale, e sono viva né più né meno di un'etero. Provateci voi a mentire a tutti i tuoi amici per paura di perderli, e a perderli perché hai mentito o perché hai parlato. Provateci, a perdere due chili ogni volta che decidi di dire a qualcuno che in quel film guardavi l'attrice e non l'attore, a scoprire che il coming out fa la pelle bella (davvero), a capire che dovevi arrivarci prima, ma poi il tg riporta come verità assoluta le parole di qualcuno che dice che i tuoi diritti (al lavoro, alla casa e alla salute, ad esempio) sono solo pretese; e provate a prendere la parola davanti alla famiglia e contestare e argomentare e non mollare (tutti quegli anni sui libri invece che a correre dietro ai ragazzi qualcosa sono serviti, leggi veloce e divori giornali e spari dati a mitraglia: l'OMS e l'Olanda e quella tennista). Provateci a scoprire che poi sei ancora più sghemba, e a scoprire che questa volta le signorine ah ma io lo sapevo che eri normale ti fanno solo ridere o al massimo pena (però, diamine, speravo fosse meglio di così). Allora capisci che è il momento di iniziare a restituire. Tranquillamente: sarà un lavoro lungo una vita - quella vita a cui sei arrivata anche perché altri non si sono nascosti: quell'amica di una conoscente che sapevi essere lesbica e felice e perché tu dovresti non riuscire?, Marie e i suoi amici vestiti da tram, quell'infernale gineceo della mailing list, Martina Navratilova e le due signorine che si baciavano al 25 aprile del 1995. Provateci voi a sentirvi un compito così sulle spalle. Provateci, a rispondere a un quindicenne confuso come solo i quindicenni che ti chiede ma come lo sai se sei gay, ma come ti capita? - senza strabordare nell'aneddotica personale ma usando l'esperienza di ventisette anni di vita tua e mille anni di racconti altrui. E intanto gli spieghi pure le disequazioni di secondo grado. Perché non sei una bisessuale, sei tu: un mucchio di cose, e molte ancora da scoprire da te stessa, con tuo sommo piacere e alla faccia di chi immagina quelli come te tutti uguali come tanti triangoli rosa. Provateci, a sapere che rompi i cosiddetti solo esistendo, e tanto più se parli. Provate a sognare di sentirti dire che stai ripetendo cose banali e inutili e ovvie e certo che abbiamo gli stessi diritti, e a scontrarti con la paura travestita da buonsenso e il mondo va così e le cose non cambieranno mai. Provate l'esaltazione di pensare a quanta strada ha fatto il mondo in trentasei anni; provate a sapere che non basta. Provateci, a sopravvivere a tutto quanto e ad avere ancora l'energia per otto vite, una manifestazione per i diritti civili, e una tesi in matematica. Provateci. Poi provateci voi, a non essere orgogliosi. [Una noterella, per chiudere. La maggioranza degli italiani festeggia il duemilaqualcosesimo anniversario della nascita di una divinità a cui non crede. Sto parlando, ovviamente, delle Feriae Augusti - familiarmente, ferragosto. Quindi, al dunque: non rompiamo troppo il capello in quattro per un nome. Ma d'altra parte.]
In sintesi, una proposta a blogger milanesi (e dintorni) starwars-ofili: Odeon, sala 10, l'episodio 3 in lingua originale. Dato che la sala è un buco e il film sta su una settimana, rispondete solleciti.
Perché impari le lingue. A proposito: qualcuno dei passanti sa dirmi come diamine si traslittera il nome di questo signore qui in italiano matematico corrente? Liapunov, Ljapounov, Lyapunov...? Grazie.
Tagliati in sedicesimi, ciotolona di vetro, 5 minuti di microonde a potenza media di cottura, 5 minuti a potenza bassa di cottura. I peperoni si sono spelati una meraviglia. (Il fiancé, e a suo tempo istigatore della mia dipendenza da peperonata, suggerisce il sottotitolo "post autoreferenzial-culinario". A me pare condivisione di saperi fondamentali per risollevare il morale.)
Ingredienti. 1 Eroe, almeno teoricamente. Capitato per sbaglio in terra straniera. Bello, percarità: e lo sa. Tanto benintenzionato, anche se con scarsa attitudine al pensiero astratto in proprio. Tenore. 1 Spalla, almeno teoricamente. Indigeno della terra straniera. Un uomo, ma con le piume; di mestiere acchiappa uccelli. (Dài, non pensate male.) È entrato in scena cantando "Io son l'uccellatore" e dopo due secondi muovevi il capino a tempo della musica. Basso-baritono. 1 Mito del Buon Selvaggio. Lo conoscete tutti, direi che è inutile presentarvelo. Il fesso: Dimmi, mio allegro amico [ndrdm: l'ha incontrato or ora per la prima volta], chi sei? Il piumato: Domanda scema, un uomo come te! E se ti chiedessi chi sei tu? Il fesso: Ti risponderei che sono di sangue nobile. Mio padre regna su molte terre e molti uomini [ce la tiriamo un po', eh?]. Quindi mi chiamano [attimo di sospensione] Principe [ammazza che originalità]. Il piumato: Terre? Uomini? Principe? Dici che oltre queste montagne ci sono ancora terre e uomini? Mito del Buon Selvaggio: [gongola]. Il fesso: Molte migliaia! Il piumato: Ah! Ci potrei fare una bella speculazione con i miei uccellini... Mito del Buon Selvaggio: [cade a terra rompendosi fragorosamente]. Postilla inutile, tanto so che lo sapevate. L'opera (o più precisamente il Singspiel) si chiama Die Zauberflöte (o Il Flauto Magico), ed è stata musicata da nientepopodimeno che Wolfgang Amadeus Mozart e scritta dal suo amico (e fratello massone) Emmanuel Schikaneder. E il fesso e il piumato si chiamano rispettivamente Tamino e Papageno.
You scored as Democrat.
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Ossia, la puntata di Report di questa sera: sta qui. Il pezzo sul rapporto tra religione, Stato, soldi e responsabilità, in Italia e negli Stati Uniti, era ottimo. Forse un po' troppo tagliato quello sulla morte, e anche il cibo - diamine, quanta carne al fuoco! Postilla autoreferenziale (ma anche no). Mi ci vorranno due giorni per smaltire l'emozione di vedere la pastora a fare la sua bella figura (sia pure con delle luci che la rendevano poco fotogenica ;-)) in prime time. Sui soldi, la responsabilità della partecipazione come onore e onere, ha dato il suo meglio: ma qui è troppo lunga e frammentata da citare. Quindi - visto che siamo in tema... Perché poi cosa vuol dire naturale? Cioè come argomentazione si potrebbe allora dire “non usiamo tutti i mezzi che ormai si usano anche per prolungare una vita, per tenere in vita persone che sono in coma da anni e anni”. Anche questo non è naturale, perciò argomentare con il naturale mi sembra piuttosto pericoloso, che poi è un’argomentazione anche contro l’omosessualità che si dice una cosa non naturale. Ma chi siamo noi a dire che non è naturale, se esiste vuol dire che in un certo senso fa parte della creazione. (E adesso mi aspetto il prof. al varco.)
Sì, dico a voi. Il cielo è limpido (di solito), fa caldo ma non c'è ancora afa. Il weekend dopo si guarda troppa televisione per vedere come è andato il referendum. Che cosa fate il 4 giugno? Potreste fare quattro passi. Potreste osservare il gap tra il mondo e la rappresentazione che ne danno televisione e giornali. Potreste chiacchierare con un po' di gente, incluso qualche blogger, inclusa la qui presente scribacchina e il fiancé. Potreste battervi per chi non ha diritti. Potreste ricordare quante sofferenze hanno portato le esclusioni dalla vita civile. Potreste guardare un carnevale senza il freddo di febbraio. Potreste vedere un corteo in cui lo spezzone di un gruppo cattolico marcia accanto allo spezzone dell'UAAR, e convivono benissimo. Potreste fare come il sindaco di New York. Non come il sindaco di Milano - almeno fino all'anno scorso. Potreste non aver paura di chi è diverso, o di voi stessi. Potreste sentire e creare e ripetere motteggi goliardici. Molti all'indirizzo del suddetto sindaco di Milano - almeno fino all'anno scorso. Potreste cercare di far pressioni perché l'Italia non sfiguri come Paese europeo accanto a Belgio, Croazia, Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Svizzera e Ungheria. Potreste ballare. Ok, a volte mettono su la Cuccarini, ma si sopravvive. Potreste condividere la gioia di aver portato a casa un altro anno cercando di essere voi stessi; il che può essere roba da esserne orgogliosi, di questi tempi. Potreste fare tutte queste cose insieme, qui.
Ieri l'Ineffabile Relatore aveva la cravatta. Mi ha spiegato che l'ha messa perché ha letto un libro in cui si elencano tutti (o quasi) i possibili nodi da cravatta, e ha deciso che mettersi la cravatta gli interessa. Da un punto di vista topologico. Mentre lo raccontava, passavamo davanti allo studio di un serissimo docente, cui devo un esercizio di istituzioni di analisi superiore valutato 4/10 perché la soluzione non era elegante. Il professore (che assomiglia vagamente al Magneto di Ian McKellen, ma vestito come ci si potrebbe aspettare un lord inglese) segnala la sua presenza in dipartimento lasciando davanti alla porta la statuetta da giardino di un Grande Puffo molto incavolato. Come diceva la poetessa*, Strano pianeta e strana la gente che ci abita. Strana, ma deliziosa. *Wisława Szymborska, in Gente sul ponte.
Tra quindici giorni il fiancé va qui. Io vado con lui - a far la turista, o al massimo a scrivere la pupattola sulle rive del Neckar. Si va in auto, dividendoci il volante della Puffetta per i 500 km tra Milano e Stuttgart. Partiamo sabato pomeriggio, torniamo lunedì sera. E ora, via con i suggerimenti, tenendo conto che il mio tedesco è un po' arrugginito (ahimé) e quello del fiancé non c'è tout court. A priori è scartato solo il campanile della cattedrale di Tübingen - me lo ricordo benissimo dall'ultima volta, dodici anni fa: dopo due secondi dall'inizio della discesa le mie ginocchia non hanno retto e il fondoschiena si è dovuto arrangiare a strisciare sugli scalini.
Qualcuno sa dirmi in che film Groucho Marx dice la famosa battuta "O quest'uomo è morto, o il mio orologio si è fermato"? Lo dico pianopianopiano: dovrebbe essere l'exergo della tesi. Trattando di una condizione necessaria (non sufficiente, sorry) per la stabilità asintotica di componenti di equilibri di Nash, mi sembra appropriato.
leggere questa citazione tra quelle dei "matematici del giorno" per domani, giorno in cui rivedrò l'Ineffabile Relatore dopo un mese circa: The infinite we shall do right away. The finite may take a little longer. Stanislaw Marcin Ulam, 3/4/1909 - 13/5/1984
Perché un mattino alle sei e venti potresti trovarti a pensare Ma Let it be parla dell'ipotesi di un teorema? e a ridere.
In generale non capisco l'idea di vietare la possibilità della fecondazione eterologa. Conoscere i genitori, eccetera. Quindi l'eterologa no. Però le adozioni sì. Davvero, non capisco. Ma soprattutto non capisco proprio l'opposizione alla fecondazione eterologa su basi - per così dire - religiose da parte di un cristiano. (Sul tema, diario del mese. Copertina quasi goliardica per un numero che insegue il rigore in quasi ogni pagina. Schierato, con un certo stile e molta erudizione.)
Non che sia così importante, questo post. Se non che qualcuno, due notti più tardi, commentava e faceva sporca auto-promozione. Mi chiedo se sapesse in che guai andava a cacciarsi. E in che felicità andava a cacciare la qui presente scribacchina. No, non è proprio alcunché di importante questo post. E se lo so io, che tendo sempre ad affannarmi e agitarmi e a dare troppa importanza a troppe cose... È la vita che è importante, quella vita che divisa con lui ha il doppio del sapore. (Una botta di romanticheria. Sarà la primavera. No, beh, non solo. È che ogni tanto sento che è proprio il caso di dirti che - diamine. Ti amo. Proprio. [Aria candida on] Non volevo spaventarti. [Aria candida off])
tipo che i testi di topologia sono diventati tre - Bredon, Hirsch e Spanier - e i teoremi da studiare restano sempre gli stessi. Passo mezz'ora a cambiare la notazione e a fare di una pagina netta due pagine farlocche a furia di \begin{displaymath}. E di nuovo mi chiedo: quello generico, il signor i, è un giocatore, vero, non una giocatrice? E quando dovrei dedicarmi alla topologia algebrica sento la mancanza dei giochi, e quando dovrei studiare i giochi sento la mancanza della topologia. Al limite la giocatrice la tiro fuori negli esempi. Anzi, di sicuro. Che era così carino, Colin che gioca sulle colonne e Rowena sulle righe (oppure il Conte e Rosina, nella versione italiana dell'Ineffabile Relatore). E il drago (lo so che è grado, ma da quando mi sono impappinata a geometria4 nella mia testa è sempre il drago) lo domo, eccome se lo domo: con rispetto, dolcezza e tante mazzate.
Leggo da Luthor (e poi da Panda) della docente torinese minacciata per le sue posizioni filo-israeliane. C'è un punto della sua lettera che mi ha lasciato di sale. A questi studenti non piace ciò che insegno perché parlo d’Israele, ma di fatto non sono obbligati a inserire il mio corso: ve n’è uno parallelo nel quale si parla soltanto di Palestina, dal punto di vista palestinese. Di colpo, mi vedo un'Università in cui gli studenti non seguono corsi per scoprire il mondo, ma solo per avere più argomenti a favore delle proprie tesi. In cui ci sono due università parallele e distinte che non si incontrano mai, quella dei filopalestinesi e quella dei filoisraeliani. E stanno a un capello di distanza, ma nemmeno si vedono. E questa prospettiva (non è ancora così, la professoressa in questione ha un collaboratore islamico e immagino che ci siano anche degli ebrei in corsi che trattano di Palestina) mi sembra ancora più triste delle minacce di quattro cretini. Noterella, prima che si scatenino i commenti: so benissimo delle violazioni dei diritti umani nello Stato di Israele, sì, anche di Mordechai Vanunu, e mi fanno schifo né più né meno delle violazioni dei diritti umani nel territorio dell'Autorità Palestinese; so delle case distrutte come rappresaglia e mi fanno schifo quanto le bombe sugli autobus più la rabbia che quello dovrebbe essere l'esercito di uno Stato democratico, e so che i morti nel conflitto sono in maggioranza palestinesi, e da entrambe le parti sono in maggioranza civili - come in qualunque schifosissima guerra moderna. Detto ciò, in questo post si parlerebbe di altro.
Un Don Giovanni dalla voce morbida e precisa come velluto di seta che a tratti lascia intravedere sorrisetti sotto i baffetti e taglia improvvisi toni secchi (...su svegliatevi da bravi...) come buffetti sulle guance di noi Zerline in sedicesimo attaccate alle frequenze di RadioRai3. E Donna Elvira dolceaspra che fa frittatine delle mie ginocchia. E Donna Anna perfetta come una Bree Van De Kamp antelitteram. E Don Ottavio che quasi ti spiace che sia così fesso. E Zerlina e Masetto che gli auguri ogni bene. E Leporello che reggere la spalla a quell'uomo lì è ingrato compito ma noi gli siamo tanto, tanto grati. E due quadretti di cioccolato fondente. (Adesso vado che inizia la festa.)
Poco più di un quarto di secolo fa la combinazione dei mezzi DNA dei miei genitori avrebbe potuto produrre me (come poi è effettivamente successo), ma anche qualcun altro - chiamiamola Caterina. Caterina è alta più o meno come me, magari un po' meno formosa; anche lei diventa color aragosta al primo raggio di sole e non ha gli occhi grigi che abbiamo sempre invidiato a nostro nonno. Pure lei si innamora senza badare troppo al genere, ma con una predilezione per gli ingegneri e gli scienziati. Caterina, per qualche motivo che spero si capirà tra non troppi anni, non si è spupazzata in un quarto di secolo: un linfoma di Hodgkin e un non-Hodgkin, una piastrinopenia autoimmune di cause ignote, una sindrome del compasso aorto-mesenterico, e un paio di altre sfighe ospedaliere minori tra cui una ipoglicemia reattiva - per cui, se le va, può bersi due caipirine o un litro di cocacola senza andare in coma diabetico, il che è piuttosto comodo. Non dico che Caterina sia una ragazza migliore di me. Magari ha la testa di Emmy Noether, meno la sfiga; magari è un'oca padovana. Qui, alla fine, ci sono io e non c'è Caterina. Facciamo così: io non mi sento in colpa per la sua mancanza. Facciamo anche che se ci fosse un universo parallelo in cui qualcuno ha avuto la possibilità di scegliere tra due possibili combinazioni di geni - la sua e la mia - e ha pensato che una cartella clinica come la mia non è il massimo della vita per una figlia (e quanto gli dò ragione), Caterina non si sentirebbe in colpa per la mia mancanza. Dopotutto, magari alla fine siamo tutte e due delle oche padovane.
Non vedo grande scandalo a proposito dei figli nati "per salvare il matrimonio dei genitori". E ce ne sono. E non crediate che non lo sappiano e che non si pongano qualche problema sulla moralità del proprio concepimento. Poi, se tengono un minimo sindacale alla propria sanità mentale, decidono che già che sono al mondo se lo vivono né più né meno degli altri. Ecco, non vedo perché dovrebbe essere diverso per i figli nati "per salvare i fratelli maggiori". No, una differenza la vedo. La "strategia del figlio" non salva quasi mai il matrimonio (magari non la sua facciata), i "concepiti per motivi medici" (ma poi: solo per quelli, siamo sicuri?) salvano quasi sempre i fratelli malati.
Ho cercato le parole per commentare l'ultimo regalo di Storace a un fedelissimo del suo partito - sulla pelle e i nervi di qualche malato di cancro, ma cosa volete che sia. Sono finita a cercare l'Alka Seltzer.
Ero rimasta alla confusione tra astronomia e astrologia - per cui dopotutto l'assonanza c'è. Poi leggo il Corriere a proposito del TeleFilmFestival di Milano: «Numb3rs», prodotto da Ridley e Tony Scott, è il primo serial ad usare la numerologia come chiave d’indagine, in questo caso all’interno dell’FBI (i due detective protagonisti sono fratelli come la coppia di registi che produce la serie). Chi glielo spiega che numerologia e teoria dei numeri sono cose diverse? On the bright side, se il passaggio al TFF vuol dire che Numb3rs - di cui lo Zio disse qui - passerà anche da queste parti, spiano il cipiglio. Quasi.
Un anno fa, mentre stava per prendere un treno dopo una notte passata a leggere e a scrivere, Simonpietro era chiamato via. Da un anno, ogni giorno che passa mi mancano la sua saggezza leggera e la sua onestà divertita e la sua dolcezza senza compromessi e il suo sorriso e i suoi occhiali tenuti con il cordino arcobaleno e la fede nella Grazia e la cinefilia e la cultura enciclopedica e umile e la bicicletta e la militanza dura e pura e gentile e il suo mazzo di chiavi da otto chili e - e lui, ecco, che avrebbe saputo cosa dire e cosa non dire e come. E avrebbe anche trovato il tempo per andare a bere una birra e mangiare i krauti del Margyburger.
Provate a dire a un pianista Perché è bello, no, che schiacci i tasti diversi e vengono fuori i suoni diversi, è un po' come mio cugggino che c'ha la tromba bitonale sulla corriera, no? Considerate quanto la sua reazione istintiva possa essere di mandarvi a fare in culo. Provate a dire a un informatico Perché è bello, no, che ad esempio puoi giocare al flipper sul computer, no? Considerate quanto la sua reazione istintiva possa essere di mandarvi a fare in culo. Provate a dire a un matematico, sia pure una semi-matematica come la qui presente scribacchina, Perché è bello, no, che alla fine la matematica ad alto livello è filosofia, no? Considerate quanto la sua reazione istintiva possa essere di mandarvi a fare in culo. Soprattutto se questa frase se la sente dire da otto anni, sempre con quel tono di condiscendenza (inconsapevole, ma peggiora solo le cose) che sottintende come anche tu possa essere ammessa tra quelli che fanno La Vera Cultura, quella umanistica, anche se hai a che fare con le Fredde Formule. E ora, scusate, vado a (ri)lumare la dualità di Poincaré, bella senza bisogno di giustificazioni.
Perché a seguire la discussione chez Delio su lineare/non lineare e continuo/discreto c'è da far le fusa.
(nel senso di Carlo Maria). Peggio c'è solo la stupidità. Noterella del giorno dopo/1: il miglior commento, secondo me, resta quello di Pfaall (non è un grande scoop, lo so). Noterella/2: Così, a spanne: l'ipotesi di una scoperta contemporanea dell'inghippo da parte di Neri e di altri non mi pare così campata per aria, né così disonorevole per Neri o per altri. Piena la Storia di matematici che scoprivano teoremi in contemporanea, e non degli ultimi. Ergo: ditemi che si riuscirà ad evitare una riedizione in sedicesimo (anzi, in centoventottesimo) della polemica Newton-Leibniz sul calcolo integrale.
Lynette Scavo (in giallo) e Bree Van De Kamp (in equilibrio precario) si avvinghiano per la causa dei diritti civili. (Nel blogrolling: Aelred sintetizza magistralmente perché il matrimonio gay non esiste.)