Cosa fate il 4 giugno?
Sì, dico a voi. Il cielo è limpido (di solito), fa caldo ma non c'è ancora afa. Il weekend dopo si guarda troppa televisione per vedere come è andato il referendum. Che cosa fate il 4 giugno? Potreste fare quattro passi. Potreste osservare il gap tra il mondo e la rappresentazione che ne danno televisione e giornali. Potreste chiacchierare con un po' di gente, incluso qualche blogger, inclusa la qui presente scribacchina e il fiancé. Potreste battervi per chi non ha diritti. Potreste ricordare quante sofferenze hanno portato le esclusioni dalla vita civile. Potreste guardare un carnevale senza il freddo di febbraio. Potreste vedere un corteo in cui lo spezzone di un gruppo cattolico marcia accanto allo spezzone dell'UAAR, e convivono benissimo. Potreste fare come il sindaco di New York. Non come il sindaco di Milano - almeno fino all'anno scorso. Potreste non aver paura di chi è diverso, o di voi stessi. Potreste sentire e creare e ripetere motteggi goliardici. Molti all'indirizzo del suddetto sindaco di Milano - almeno fino all'anno scorso. Potreste cercare di far pressioni perché l'Italia non sfiguri come Paese europeo accanto a Belgio, Croazia, Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Svizzera e Ungheria. Potreste ballare. Ok, a volte mettono su la Cuccarini, ma si sopravvive. Potreste condividere la gioia di aver portato a casa un altro anno cercando di essere voi stessi; il che può essere roba da esserne orgogliosi, di questi tempi. Potreste fare tutte queste cose insieme, qui.