Provateci voi, a non essere orgogliosi.
Allora, sarà un post chilometrico, bruttino e, in larga parte, egocentrico. D'altra parte è uscito così, e in questi giorni le mie energie vanno più alla tesi che all'editing dei post. Per dei post davvero belli, filate da Gilthas e Inve. Mi ricordo benissimo la prima volta che ho visto dal vivo due gay baciarsi: è stato in piazza San Babila, il pomeriggio del 25 Aprile 1995. Le due si erano allontanate un po' dal corteo e si tenevano la mano e - diamine, lo sapete come fa una coppietta a spasso in centro in una bella giornata di sole, no? Bacetto a fior di labbra, quel sorriso delle due metà che si sono trovate e ora si ritroverebbero anche se tutto il mondo si mettesse tra loro, e ti va se andiamo a mangiarci un gelato - tu il cono lo prendi come sempre al cioccolato, amore? Mi ricordo benissimo di quella tranquillissima testimonianza di esistenza. Perchè - provateci voi a crescere senza esistere. Io non ho saputo che fosse possibile innamorarsi di una persona del proprio sesso fino a dodici anni. Ok, ero una brava bambina stordita. Però - ecco - immaginatevi di arrivare fino a dodici anni senza sapere dell'esistenza della musica. O della matematica, o della poesia: e voi nella vostra testa avete teoremi e sonetti e non potete dirli perché intuite che è strambo e sconveniente solo l'averli pensati. Provateci voi a pensare di essere i soli al mondo. Tutti sono qualcosa, per voi non c'è una parola. Perché dove sono donne sposate con donne? (Le brave bambine sognano l'abito bianco.) Dove sono? Come si chiamano? Non ci sono. E provateci voi a scoprire che la parola per quel che siete c'è - ed è usata come insulto, o peggio ancora mormorata a mezza voce con tono di disapprovazione. Provateci voi a scoprire che il vostro innamorarvi - un innamoramento di ragazzina che arrossisce al pensiero di un bacio - è identificato con i film a luci rosse o con i casi umani. Magari va anche bene - Dio benedica gli anni '90. Ma quella come te è un'eroina o (il più delle volte) un eroe che esiste ed è accettato se e solo se perfetto: il deus ex machina della nobile causa o la sempre simpatica spalla o il divo sfolgorante: e tu perfetta e sempre simpatica e sfolgorante non sei. Oppure è qualcosa di estremamente intellettuale. E va bene, dato che a te i libri piacciono (c'hai tempo per leggere, dato che non ne perdi dietro ai ragazzi). E infatti fai la posta a qualunque filmlibroquelchel'è in cui ci sia qualcosa che vagamente assomiglia a. Facendo il classico non va così male - ci rimedi pure l'otto in greco. Però. Però non è quello di cui hai bisogno. Quello di cui hai bisogno da così tanto, e da così tanto sei senza trovarlo, così tanto che ti sei dimenticata cosa è. (Non esisterà, tu non esisti, ricordatelo. Sì, i film, va bene: ma tu ci credi a quel che vedi al cinema? Tu ci credi alla principessa Leia? Ecco.) Tutto quello che vorresti è un bacio. Ma un bacio è chiedere troppo, non ne vedi nemmeno sullo schermo del cinema. Provateci voi a volere un bacio e a non avere le parole per dirlo. Un giorno poi scoppi, e provi a dirlo. Provateci voi a stare male come una sedicenne che non ha mai dato un bacio e a sentirvi dire che sicuramente è tutta una costruzione mentale, che passerà, ora non far scenate e piantala con queste storie. Oppure fai schifo, punto. E sei votata all'infelicità, e allora non voglio avere nulla a che fare con te. Provateci voi a sentirvelo dire da qualcuno di cui vi fidate ciecamente. Vabbé, niente amore. Farò altro. Farò finta. Non sarò io del tutto. Ma l'istinto di sopravvivenza è forte. Sì, anche l'istinto di sopravvivenza di quello di te che è davvero te. Un giorno (un giorno per cui non ringrazierai mai abbastanza) riesci a pensare: diamine, il mondo è bellissimo e pieno di ragazze da urlo (l'80% degli esseri umani di sesso femminile è bello da riempircisi gli occhi come i bambini a una festa di compleanno si riempiono lo stomaco di cocacola, in my not so humble opinion). E, diamine, alcune di loro sono pure - come te. Guarda, ad esempio, quell'amica di una conoscente che sta con una ragazza. Let's give it a try. Provateci voi a vivere essendo felici e voi stessi e in pubblico per la prima volta a diciannove anni. Per me è stato un giorno di settembre, nel caffé della libreria Praire Lights di Iowa City, Iowa. Avevo davanti a me un té chai. Avevo attaccato bottone e offerto un caffé a Marie (numi, che delizia quel suo tatuaggio); lei aveva lasciato cadere nella conversazione come lei fosse etero ma avesse molti amici gay, e che divertente il Pride di Chicago con quel tipo travestito da tram (per via di San Francisco). E senti, stasera ti va di venire a una festa? E io che sapevo che lei sapeva ed era tutto normale. Provateci voi, a considerare normale la parola più desiderabile del mondo. E a sapere che a te non è data. A te sarà dato, però, di sapere quanto poco banale è vivere felice essendo te stessa. Provateci, a scoprire e a imparare ad amare un gusto dato a pochi. Poi ci pigli gusto, e provi sempre di più a uscire dal tuo bozzolo. La vita chiama. Anche se non è facile - e ringrazia il Cielo di essere a Milano, e che hanno inventato internet. Provateci voi a dover costruire locali per essere sicuri che lì per un bacio alla tua morosa non rischi di essere molestata. Provateci voi a dovervi iscrivere a una mailing list solo per capire dove uscire con la morosa. Provateci voi a stare su la notte a leggere le lettere incrociate di centoventi donne che cincischiano (e litigano: son sempre centoventi donne) sul tempo e sui figli e la politica e - e tutto questo è una scusa, tutto quello che stai dicendo davvero è sono lesbica, sono bisessuale, e sono viva né più né meno di un'etero. Provateci voi a mentire a tutti i tuoi amici per paura di perderli, e a perderli perché hai mentito o perché hai parlato. Provateci, a perdere due chili ogni volta che decidi di dire a qualcuno che in quel film guardavi l'attrice e non l'attore, a scoprire che il coming out fa la pelle bella (davvero), a capire che dovevi arrivarci prima, ma poi il tg riporta come verità assoluta le parole di qualcuno che dice che i tuoi diritti (al lavoro, alla casa e alla salute, ad esempio) sono solo pretese; e provate a prendere la parola davanti alla famiglia e contestare e argomentare e non mollare (tutti quegli anni sui libri invece che a correre dietro ai ragazzi qualcosa sono serviti, leggi veloce e divori giornali e spari dati a mitraglia: l'OMS e l'Olanda e quella tennista). Provateci a scoprire che poi sei ancora più sghemba, e a scoprire che questa volta le signorine ah ma io lo sapevo che eri normale ti fanno solo ridere o al massimo pena (però, diamine, speravo fosse meglio di così). Allora capisci che è il momento di iniziare a restituire. Tranquillamente: sarà un lavoro lungo una vita - quella vita a cui sei arrivata anche perché altri non si sono nascosti: quell'amica di una conoscente che sapevi essere lesbica e felice e perché tu dovresti non riuscire?, Marie e i suoi amici vestiti da tram, quell'infernale gineceo della mailing list, Martina Navratilova e le due signorine che si baciavano al 25 aprile del 1995. Provateci voi a sentirvi un compito così sulle spalle. Provateci, a rispondere a un quindicenne confuso come solo i quindicenni che ti chiede ma come lo sai se sei gay, ma come ti capita? - senza strabordare nell'aneddotica personale ma usando l'esperienza di ventisette anni di vita tua e mille anni di racconti altrui. E intanto gli spieghi pure le disequazioni di secondo grado. Perché non sei una bisessuale, sei tu: un mucchio di cose, e molte ancora da scoprire da te stessa, con tuo sommo piacere e alla faccia di chi immagina quelli come te tutti uguali come tanti triangoli rosa. Provateci, a sapere che rompi i cosiddetti solo esistendo, e tanto più se parli. Provate a sognare di sentirti dire che stai ripetendo cose banali e inutili e ovvie e certo che abbiamo gli stessi diritti, e a scontrarti con la paura travestita da buonsenso e il mondo va così e le cose non cambieranno mai. Provate l'esaltazione di pensare a quanta strada ha fatto il mondo in trentasei anni; provate a sapere che non basta. Provateci, a sopravvivere a tutto quanto e ad avere ancora l'energia per otto vite, una manifestazione per i diritti civili, e una tesi in matematica. Provateci. Poi provateci voi, a non essere orgogliosi. [Una noterella, per chiudere. La maggioranza degli italiani festeggia il duemilaqualcosesimo anniversario della nascita di una divinità a cui non crede. Sto parlando, ovviamente, delle Feriae Augusti - familiarmente, ferragosto. Quindi, al dunque: non rompiamo troppo il capello in quattro per un nome. Ma d'altra parte.]