Diesen Kuß der ganzen Welt!
La Nona. (La Nona.) La Nona! Noseda non è esattamente lieve - ma mi darà la carica necessaria per la prossima settimana.
Un po' di quello che vedo oltre le lenti dei miei occhiali.
La Nona. (La Nona.) La Nona! Noseda non è esattamente lieve - ma mi darà la carica necessaria per la prossima settimana.
(O forse no, di più non reggerei la tensione. E chi mi sta attorno non reggerebbe la rottura di p....) L'Ineffabile è partito. Sono uscite le commmissioni. C'è Severus Snape (buono), e pure la professoressa che ha assistito al mio esame peggiore (sono nei guai). Prima del turno del pomeriggio, tremenounquarto-treecinqueminuti: conto sull'abbiocco postprandiale della commissione per evitare domande imbarazzanti. La rilegatura (tela o seta?) richiede tempi che manco l'invenzione della stampa. Tra quindici giorni e sei ore sarà passata.
[Post autoreferenziale e criptico - almeno, per chiunque non abbia sperimentato le gioie del LaTeX. Non oso pensare ai referrer che attirerò con l'ultima frase.] Mi sono ritrovata a cantilenare "bibitem, bibitem, bibitem: e tu, Stanlio, cosa vuoi?" e - quel che è peggio - a ridere.
Post di quasi-semi-matematica buttato giù alla carlona. Chiedo venia agli spiriti sensibili di passaggio, e ricordo loro che qui ci sono 35°C all'ombra, una tesi da scrivere e pochissimo tempo. Allora, eravamo rimasti che ogni gioco finito (cioé: in cui ci sono un numero finito di giocatori, ciascuno con un numero finito di possibili mosse) in forma normale (cioé, ce la si gioca in una botta e tutti insieme[1] - pensate a testa e croce, non agli scacchi) ha almeno un equilibrio di Nash in strategie miste. E qui, il problema: che equilibrio è, in strategie miste? Un equilibrio in cui vai "20% a destra, 70% a sinistra, 10% annulli la scheda con un Grazie Liverpool"? Un po' schizofrenico. Ma d'altra parte: vogliamo mica buttar via quella bella costruzione? Che c'ha pure una soluzione garantita, vuoi mettere? (Certi matematici venderebbero la mamma per un teorema di esistenza e unicità della soluzione.) Ma ecco qui una possibile interpretazione della strategia. Non è l'unica. Ma qui vi sto raccontando la pupattola di questa semimatematica, non tutta la TdG - mica la so, tutta la TdG. Allora. Prendiamo un giocatore, con le sue belle strategie. Bene, non è più un solo giocatore: è una popolazione di giocatori[2], ciascuno dei quali ha a disposizione le strategie del giocatore di partenza. (Pirandelliano, eh?) Allora, ci sono una popolazione di giocatori "tipo 1", una popolazione "tipo 2"... una popolazione "tipo n". Ciascun "giocatorino" di queste popolazioni (chiamiamo la popolazione "i") è programmato alla nascita per giocare una tra m(i) possibili mosse (che poi erano le strategie pure di partenza). Le percentuali che descrivono la strategia mista sono interpretate come le percentuali della popolazione che seguono le diverse strategie pure: ad esempio, la strategia mista "20 - 70 - 10" di cui sopra sarà la situazione in cui 20% della popolazione di giocatori va a destra, 70% va a sinistra, e 10% è grato alla città dei Beatles. Prendete una situazione di partenza in cui tutte le strategie sono rappresentate (altrimenti potevate fare a meno di non prendere in considerazione quella strategia dall'inizio), e fate scontrare i giocatorini a n-uple - prese a caso, sì. Al termine del round, ciascun giocatorino "i" che si è scontrato in una situazione descritta dal profilo di strategie "s" avrà il suo bel payoff u_i(s): interpretatelo come "il giocatorino diventa altri u_i(s) giocatorini". Giocate di nuovo, e di nuovo, e di nuovo...[3] Arriverete così a un equilibrio - ehi, il gioco resta quello di partenza, quindi vale sempre il terorema di Nash, la storia dei giocatorini era un'interpretazione! Bene, i parameci? Beh, non vi pare che l'equilibrio interpretato con "giocatorini" è equilibrio da parameci per cui il massimo nella vita è avere tanti paramecini come loro? (Ma come si dà che in natura non si è raggiunto l'equilibrio? Beh, innanzitutto non c'è un solo equilibrio possibile - avrei dovuto dirvelo, ma i parameci mi hanno chiamato: rimedierò alla prossima. E poi ci sono mutazioni casuali - che pure si possono mettere in conto: ma degli X-Men parleremo più in là.) [1] Rileggendo, mi accorgo che può suonare pornografica. Considerato che tutta la mia formalità se la prende la pupattola; considerato che uno degli esempi-base della TdG è detto "battaglia dei sessi", lascio la frase come sta. [2] Dettaglio tecnico: la popolazione si suppone continua, o altrimenti, per usare termini tecnici, son casini: possono saltare fuori soluzioni fortemente dominate. [3] Come sopra: aleph-con-uno, o son casini. Disclaimer: le mie conoscenze di analisi numerica sono, ahimé, nulle.
L'Ineffabile Relatore non ha ancora sfogliato due pagine della pupattola (mettiamola così: buono, si fida). In compenso sta leggendo Harry Potter. In latino. "Ma è cariniiiissimo, e si capisce tutto." Il fiancé commenta: live by the cliché. E ride.
Massì, buttiamoci pure su un altro articolo (K.Ritzberger, The Theory of Games from the Differentiable Viewpoint, 1994). E scopriamo nuovi abissi della nostra ignoranza. (Almeno per altri dieci giorni non devo avere attacchi di panico. Almeno per altri dieci giorni non devo avere attacchi di panico. Almeno per altri dieci giorni non devo avere attacchi di panico. Almeno per altri dieci giorni non devo avere attacchi di panico. Almeno per altri dieci giorni non devo avere attacchi di panico. Almeno per altri dieci giorni non devo avere attacchi di panico. Almeno per altri dieci giorni non devo avere attacchi di panico. Almeno per altri dieci giorni non devo avere attacchi di panico.... Sì, certo.)
"Dài, tra un mese entrerai anche tu nel grande oceano..." "Sì, come plancton." (Colonna sonora: Pink Floyd, Welcome to the Machine.)
Alla fine c'è, previa consultazione telefonica con l'Ineffabile Relatore. Implica che dovrò ri-studiarmi i criteri evoluzionistici di stabilità. Diluvi di sogni a base di E ed S in vortici sono previsti per il finesettimana. Ah, già. Il titolo. Stabilità strategica e stabilità evolutiva degli equilibri di Nash. (E alla fine, sembra proprio che io stia facendo una cosa seria. Io. Faccio. Una cosa seria. Certo.) Post-scriptum delle 2:15 della notte dopo. Il titolo vero è Stabilità evolutiva e stabilità strategica degli equilibri di Nash, visto che nel malloppazzo dalle considerazioni di natura evolutiva (tipo: stabilità asintotica) si traggono le conclusioni sulla stabilità strategica (tipo: Mertens [che - tipo - devo ancora leggere - tipo - aiutohelpHilfe!]). Il tutto via un bel po' di topologia algebrica, tanto per gradire.
L'ultima domenica del mese e il 27 settembre (giornata mondiale del Turismo) i Musei Vaticani e la Cappella Sistina si visitano gratis. Fate i vostri conti, se volete andare a vederli ma vi secca dare soldi a chi mette impunemente le mani negli affari vostri e altrui. Diffondete. Per inciso: ricordatevi che l'ingresso ai musei è consentito solo alle persone decorosamente vestite. (Il che vuol dire, donzelle, di coprirsi le spalle e tenere la gonna ben sotto il ginocchio.) (Informazioni: qui.)
raccolgo il testimone di Giorgia (grazie!) - con il ritardo che in questi giorni frenetici è la mia condizione perenne. I libri della mia biblioteca sono molto vari, e perlopiù in un ordine sui generis: ho dovuto pensare molto, ma il risultato sugli scaffali dell'Ivar è stato notevole. Gli scaffali della fantascienza (in cui spiccano tra le peggiori space-opera mai scritte) sono accanto ai classici latini e greci; la poesia e la maggior parte del teatro sono insieme, e lì accanto c'è pure la Bibbia (secondo il principio "se per più di tre pagine a fila va a capo prima che sia finita la riga, qui" - nel caso della Bibbia, è valsa anche la considerazione di come quello sia il mio scaffale preferito). I fumetti sono un po' dappertutto - ordinati a volte per collana a volte per autore (ergo, Crepax accanto a Eisner accanto a Ortolani). Nel corpo principale della biblioteca vige l'ordine alfabetico modulo "l'ho preso, leggiucchiato, rimesso giù al primo buco quando la pila di libri minacciava di far crollare il comodino". Narrativa e saggistica insieme, ma non se ha attinenza con la Zia Mattie (anche lieve): allora finisce negli scaffali apposta. Perle: Pinoculus, ossia il Pinocchio in latino che mi regalò la prozia quando finii in ospedale al mio quattordicesimo compleanno; l'opera omnia di Lewis Carroll, sì, anche Sylvie and Bruno, sono ossessiva e a undici anni ero anche peggio tra cui sei edizioni di Alice, due delle quali sono l'Annotated di Gardner - in inglese e in italiano. Ci sono anche un buon numero di libri di narrativa e non solo che furono dell'Augusta Genitrice (il papino legge quasi solo saggi), tra cui un pregevole volume dal titolo Compagni senza censura, un residuato degli anni '70 se mai ve ne furono (c'è anche il Mistero Buffo di Fo). La matematica è divisa - canonicamente - in analisi (coda di probabilità, che conta come teoria della misura), algebra e geometria, più uno scaffale per i libri in uso per la pupattola (coda di appunti presi a un paio di corsi extra). Libri di cucina, tra cui l'Artusi, i due Allan Bay, un paio di macrobiotici per i dolci senza zucchero e le salsine, Pomodori verdi fritti, La cucina della filibusta, il Libro di cucina di Alice B.Toklas (uno dei motivi per cui il settantacinquepercento delle commedie romantiche lesbiche comprende una scena tra i fornelli) e il Manuale di Nonna Papera, in cucina accanto alle spezie. Ultimo libro comprato, in un empito di buona volontà, Resistenza e resa di Dietrich Bonhoeffer. Lo leggo oltre il primo capitolo quando sono un po' più lucida, però. (No, dài, non ridete così forte. Vi fa male. Davvero, a volte non sono così via di testa...) Ora sto leggendo pigramente, a spizzichi e bocconi, le Adventures of a Mathematician di Stanislaw Marcin Ulam, preso in prestito alla biblioteca del Politecnico. Tre consigli libreschi. - Guerra e Pace, perché è praticamente perfetto. È Beethoven e Mozart insieme. L'edizione Einaudi non traduce le parti in francese - e sono tante e importanti; però ha l'introduzione (e parte della traduzione) a cura di Leone Ginzburg, da brividi. L'edizione Mondadori ha l'indice dei personaggi - ma tanto vi orienterete solo alla seconda lettura: la prima volta buttatevi a capofitto dietro a Pierre - o Natas'a, o Andrej, o - non lo so, ma sono quasi certa che tra quelle pagine da qualche parte ci siete anche voi, o almeno una parte di voi. Poi avrete tempo per rileggere e capire come era scritto dall'inizio che [cala la mannaia anti-spoiler]. (Ecco, magari mollo anche questa volta Ulam e passo alla famosa quinta lettura.) - Non è un capolavoro. Ma il libro su cui ho riso di più nella vita, fino a cadere letteralmente dal letto, è stato Il Bastardo Primordiale (The Throwback) di Tom Sharpe. È l'equivalente scozzese e non musicale (ma la musica ha un ruolo) di Elio e le Storie Tese. Il Chettimar dovrebbe adorarlo, è pieno di napalm al punto giusto (come un signorotto scozzese tratta l'ufficiale delle tasse con l'aiuto di un impianto 5.1 ante-litteram, la gustosa distruzione della scrittrice di romanzi rosa). Dato chi mi ha spinto a scrivere questo post-fiume, vi beccate il racconto di come sono arrivata a leggerlo. Andai a vedere il Trovatore alla Scala, e chiesi l'autografo a Salvatore Licitra: il quale spese mezz'ora a dirne meraviglie. Intanto mise in scena il suo dramma di giovane uomo che si trova a dover cantare un mezzo-piano mentre un procace soprano gli infila una mano nella scollatura (ora non posso più sentire Insano! ed io quest'angelo senza sghignazzare fragorosamente - va be' che anche prima...). - Semplicemente, Will Eisner. The name of the game, ma anche Piccoli miracoli, o Fagin the Jew, o - ogni sua graphic novel vale il piacere di essere letta. Magari con un fazzoletto accanto. - Coda: se vi chiedete perché si può provare piacere quasi fisico a fare matematica, prendete in biblioteca l'Algebra di I.Herstein. Passo a fiancé, zio, Marco (mi sono sempre chiesta se Montag venisse da Farenheit451) & Elena, nonché Angelo & Waldorf. Se nascessi di nuovo - forse ora non è il caso che mi metta a rimuginarci. Ecco, cercherei di farmi condizionare meno dalla paura del giudizio degli altri. Che poi, il più delle volte, non pensano male - perché fondamentalmente non pensano. Manderei a quel paese prima alcuni, senza troppi rimpianti. Sarei meno snob. Scriverei, o almeno prenderei appunti per scrivere la biografia di mio nonno e del fratello di mia nonna. Studierei di più quelle curiose macchine con uno schermo e una tastiera, e cercherei di addomesticarmi ad addomesticarle un po'. Ringrazierei esplicitamente Guido per avermi mostrato come, con grande impegno e minuzioso lavoro, si può arrivare a giocare e divertirsi da grandi più che da bambini. Cercherei di non dimenticarmelo così spesso. (Ecco, lo sapevo, sono finita a rimuginarci. Però meno che a rimuginare sul rimuginare. Buono a sapersi.) Intanto la musica è passata ai Pink Floyd. Buona notte, buon mattino e buon giorno.
La mia dipendenza fatta in casa: unito alla giusta colonna sonora può regalare ore di studio proficuo. 2 bustine della mistura di spezie "yogi te" (preso all'equo e solidale - ho perso la lista degli ingredienti, alla prossima tornata sarò più precisa e meno legata a una marca), 5 cucchiai di té nero in foglie (equo e solidale pure lui: non eccelso, ma con tutte quelle spezie credo che la raffinatezza sia sprecata), semi di 5 bacche di cardamomo, 5 cm di baccello di vaniglia. Se volete strafare, nella tazza in cui lo versate piazzate tre fettine di zenzero fresco.
Anche qui si vota sì. E si pensa che mettere in testa alla gente di essere troppo stupida per pronunciarsi pubblicamente sia un insulto alla democrazia. (Avevo iniziato un post. Stava uscendo pericolosamente poco politicamente corretto - diciamo pure che faceva sembrare Elizabeth un capolavoro di ecumenismo, e ho tagliato per evitare di scrivere cose che non penso proprio.)
Un'ora e mezza di coda per prendere un modulo e sapere quanto devo pagare di tasse. Ho sognato di dovermi laureare in letteratura svizzero-tedesca con una tesi su Peter Bichsel*; e avevo perso tempo facendo un viaggio in un paesino di montagna al confine tra Belgio e Austria nella cui riproduzione a grandezza naturale di Central Park avrei voluto fare quattro passi (cioé: avrei voluto attravaersarlo tutto, 10km all'andata, 10 al ritorno) ma il tempo non bastava perché ero andata negli altri paesini vicini che erano ugualiuguali a Prato allo Stelvio, ma il fiancé mi rassicurava dicendo che avevo camminato abbastanza da non avere cali di zuccheri** e non mi sarei dovuta preoccupare, ma mi svegliavo a metà della notte e non avevo ancora letto tutto il libro che sarebbe stato l'argomento della mia tesi, e non sapevo più nulla di tedesco tranne la frase "Sehr geeherter Herr Bichsel" con cui avrei dovuto iniziare la mia lettera per chiedere a Bichsel il permesso di scrivere di lui. In tutto questo, quel maledetto prodotto cap che devo dimostrare ben definito. E non ho il titolo. Il titolo esatto, intendo. * Se il prossimo libro di Bichsel per i tipi di Marcos y Marcos esce con una copertina gialla, io l'ho sognato. ** La mia cartella clinica e perché questa frase ha in realtà senso, un'altra volta.
I sogni. L'altra notte sono andata a spasso per un diagramma. Commutava. Era meglio delle montagne russe, con gli indici dei gruppi di omologia e coomologia che andavano su e giù, e io che saltavo dentro e fuori dai sottoinsiemi grazie all'escissione. E adesso vado a nanna sperando di farmi un altro giretto. (Un post un po' più serio sul cervello che si usa per la matematica sta bollendo in pentola, ma qui i tempi di consegna stringono.)
Delio delizia ancora con un post tecnico. E descrive con notevole precisione un punto di vista che troppo spesso è taciuto nella rappresentazione più divulgativa della matematica: il problema è che una tentazione frequente dei matematici astratti è di fare un passo oltre: se imponendo certe condizioni alcuni conti funzionano e si possono dire cose interessanti (esistenza e unicità della soluzione, per esempio) su un sistema costruito assolutamente a tavolino, allora quel sistema vale la pena di essere studiato, a prescindere dalle concrete applicazioni: prima o poi verrà fuori a qualche fisico o ingegnere a tirarlo fuori, e tanto di guadagnato se c’è una teoria già pronta. Nel minimo della qui presente scribacchina, oggi: l'Ineffabile Relatore se ne è uscito con qualcosa che suonava come "Nell'articolo, poi, ci sono gli esempi. Ma sono lì per [viso sconsolato] gli economisti. Sai, loro li vogliono. Ma tu pensa [sorriso di bambino in pasticceria] ai teoremi." La mia zucca chioserebbe con una parafrasi da EelST: Siamo una banda di algebristi al soldo dell'uomo del teorema stasera ad esempio dimostriamo e voi...
Mamma e figlia sono a cena da un'amica. Questa chiede alla figlia se le piacciono i cavolini di Bruxelles. La figlia risponde di sì senza esitare, e si ritrova un mucchietto di cavolini nel piatto - e non ne tocca nemmeno uno. Al termine della cena, la madre chiede alla figlia: "Ma allora, ti piacciono i cavolini o no?" Al che la figlia risponde: "Certo, mi piacciono. Naturalmente non mi piacciono al punto di mangiarli." La Tavola Valdese ha commissionato una ricerca all'Eurisko da cui emerge molto chiaramente che l'85% degli italiani è cattolico. E naturalmente, la maggioranza non lo è al punto di seguire esattamente la dottrina cattolica, e ancor meno al punto di seguire le indicazioni etiche e morali del Vaticano. Il documento è questo: son quattro pagine e qualche riga di .pdf che valgono la pena di essere lette, giusto per capire un po' di più di che si parla quando si parla di italiani, scelte etiche e valori condivisi (naturalmente!) da tutti.
Da un'ora e mezza sto copiando teoremi che non capisco del tutto (per essere pietosi), ascoltando Bad Day dei R.E.M.. Sì, a ripetizione. Benvenuto, ultimo mese da laureanda.
Ossia: con la fortuna che ho in amore, se i detti popolari sono veri è meglio che i giochi mi limiti a studiarli da molto lontano. (Questa era un doppio carpiato, temo.) Il fiancé guida assai bene, e non vive il lasciare il volante alla qui presente come un affronto alla sua virilità (cosa non banale, nella mia esperienza). Stuttgart è piacevole alla vista e soprattutto per passare il tempo sia cincischiando che lavorando, sia con la pioggia che con il sole, sia di giorno che di sera. Me la cavo ancora con la lingua (ho avuto solo qualche tentennamento con le indicazioni di uno svizzero, ma quello non è tedesco - vero?). Studiare nel parco con le papere che passeggiano a due metri aiuta a capire anche le definizioni più perverse. Il fiancé era un bambino in un negozio di giocattoli, con mio sommo diletto. I panini del Nordsee sono sempre una sicurezza (diamine, quanto mi piacciono le aringhe). La Germania resta il Paese più pieno di coppiette romanticose (ma nel migliore dei sensi) che abbia mai visitato. Sarà che le tedesche sono bellissime: credo che sia un quarto di mettersi solo delle scarpe che sanno portare (per cui non la rincorsa del sabot fuggitivo non è tanto diffusa, mentre il lieve e garbato ondeggiare delle forme va alla grande), due terzi di emancipazione femminile e rispetto maschile (per cui puoi girare in minigonna - ma anche addormentarti mentre prendi il sole nel parco in bikini - rilassata come se stessi nel tuo letto*), e un dodicesimo di occhi chiari che la vostra umile cronista invidia tantotanto. Anche la fanciulla meno incline a voler primeggiare in bellezza apprezza molto, in questo contesto, di avere un fiancé che se guarda con occhi spalancati qualcosa che non sei tu, sta lumando qualche programma. I partecipanti al convegno si riconoscevano quasi tutti a prima vista - forse era quel non aver occhi che per i portatili, tirati fuori non appena si sedevano al bar. (Scherzo. Ma no, non tanto. Ma sapete già che ho una debolezza per i geek in generale, e per uno in particolare, quindi.) Siamo stati presi per spagnoli dai tedeschi e per francesi dai messicani. Ho risolto finalmente un paio di punti pallosi della pupattola davanti a un té e un pezzo di baguette mentre il fiancé faceva festa in mezzo ai cavi. Mi sono regalata Quidditch through the Ages e Fantastic Beasts and Where to Find Them. Il rientro è stato lungo ma piacevole. Ora devo lavorare come una matta sulla pupattola, ho tutto un po' più chiaro in testa, compreso che un buon motivo per finire è cercare di andarsene in un posto un po' più simile a quello e un po' meno simile a questo (Numi, non so se mai ci riuscirò, ed è il mio sogno e il mio tormento da una vita), quindi corro via senza editare troppo il post, scusate. Insomma: è andata molto bene. * Cfr. per contro le proposte che mi sento a Milano ogni cento metri non appena metto una maglietta un po' attillata - e con il petto della qui presente scribacchina quasi ogni maglietta è attillata.