domenica, giugno 12, 2005

Mentre Bessie Smith si rigira in un letto vuoto

raccolgo il testimone di Giorgia (grazie!) - con il ritardo che in questi giorni frenetici è la mia condizione perenne. I libri della mia biblioteca sono molto vari, e perlopiù in un ordine sui generis: ho dovuto pensare molto, ma il risultato sugli scaffali dell'Ivar è stato notevole. Gli scaffali della fantascienza (in cui spiccano tra le peggiori space-opera mai scritte) sono accanto ai classici latini e greci; la poesia e la maggior parte del teatro sono insieme, e lì accanto c'è pure la Bibbia (secondo il principio "se per più di tre pagine a fila va a capo prima che sia finita la riga, qui" - nel caso della Bibbia, è valsa anche la considerazione di come quello sia il mio scaffale preferito). I fumetti sono un po' dappertutto - ordinati a volte per collana a volte per autore (ergo, Crepax accanto a Eisner accanto a Ortolani). Nel corpo principale della biblioteca vige l'ordine alfabetico modulo "l'ho preso, leggiucchiato, rimesso giù al primo buco quando la pila di libri minacciava di far crollare il comodino". Narrativa e saggistica insieme, ma non se ha attinenza con la Zia Mattie (anche lieve): allora finisce negli scaffali apposta. Perle: Pinoculus, ossia il Pinocchio in latino che mi regalò la prozia quando finii in ospedale al mio quattordicesimo compleanno; l'opera omnia di Lewis Carroll, sì, anche Sylvie and Bruno, sono ossessiva e a undici anni ero anche peggio tra cui sei edizioni di Alice, due delle quali sono l'Annotated di Gardner - in inglese e in italiano. Ci sono anche un buon numero di libri di narrativa e non solo che furono dell'Augusta Genitrice (il papino legge quasi solo saggi), tra cui un pregevole volume dal titolo Compagni senza censura, un residuato degli anni '70 se mai ve ne furono (c'è anche il Mistero Buffo di Fo). La matematica è divisa - canonicamente - in analisi (coda di probabilità, che conta come teoria della misura), algebra e geometria, più uno scaffale per i libri in uso per la pupattola (coda di appunti presi a un paio di corsi extra). Libri di cucina, tra cui l'Artusi, i due Allan Bay, un paio di macrobiotici per i dolci senza zucchero e le salsine, Pomodori verdi fritti, La cucina della filibusta, il Libro di cucina di Alice B.Toklas (uno dei motivi per cui il settantacinquepercento delle commedie romantiche lesbiche comprende una scena tra i fornelli) e il Manuale di Nonna Papera, in cucina accanto alle spezie. Ultimo libro comprato, in un empito di buona volontà, Resistenza e resa di Dietrich Bonhoeffer. Lo leggo oltre il primo capitolo quando sono un po' più lucida, però. (No, dài, non ridete così forte. Vi fa male. Davvero, a volte non sono così via di testa...) Ora sto leggendo pigramente, a spizzichi e bocconi, le Adventures of a Mathematician di Stanislaw Marcin Ulam, preso in prestito alla biblioteca del Politecnico. Tre consigli libreschi. - Guerra e Pace, perché è praticamente perfetto. È Beethoven e Mozart insieme. L'edizione Einaudi non traduce le parti in francese - e sono tante e importanti; però ha l'introduzione (e parte della traduzione) a cura di Leone Ginzburg, da brividi. L'edizione Mondadori ha l'indice dei personaggi - ma tanto vi orienterete solo alla seconda lettura: la prima volta buttatevi a capofitto dietro a Pierre - o Natas'a, o Andrej, o - non lo so, ma sono quasi certa che tra quelle pagine da qualche parte ci siete anche voi, o almeno una parte di voi. Poi avrete tempo per rileggere e capire come era scritto dall'inizio che [cala la mannaia anti-spoiler]. (Ecco, magari mollo anche questa volta Ulam e passo alla famosa quinta lettura.) - Non è un capolavoro. Ma il libro su cui ho riso di più nella vita, fino a cadere letteralmente dal letto, è stato Il Bastardo Primordiale (The Throwback) di Tom Sharpe. È l'equivalente scozzese e non musicale (ma la musica ha un ruolo) di Elio e le Storie Tese. Il Chettimar dovrebbe adorarlo, è pieno di napalm al punto giusto (come un signorotto scozzese tratta l'ufficiale delle tasse con l'aiuto di un impianto 5.1 ante-litteram, la gustosa distruzione della scrittrice di romanzi rosa). Dato chi mi ha spinto a scrivere questo post-fiume, vi beccate il racconto di come sono arrivata a leggerlo. Andai a vedere il Trovatore alla Scala, e chiesi l'autografo a Salvatore Licitra: il quale spese mezz'ora a dirne meraviglie. Intanto mise in scena il suo dramma di giovane uomo che si trova a dover cantare un mezzo-piano mentre un procace soprano gli infila una mano nella scollatura (ora non posso più sentire Insano! ed io quest'angelo senza sghignazzare fragorosamente - va be' che anche prima...). - Semplicemente, Will Eisner. The name of the game, ma anche Piccoli miracoli, o Fagin the Jew, o - ogni sua graphic novel vale il piacere di essere letta. Magari con un fazzoletto accanto. - Coda: se vi chiedete perché si può provare piacere quasi fisico a fare matematica, prendete in biblioteca l'Algebra di I.Herstein. Passo a fiancé, zio, Marco (mi sono sempre chiesta se Montag venisse da Farenheit451) & Elena, nonché Angelo & Waldorf. Se nascessi di nuovo - forse ora non è il caso che mi metta a rimuginarci. Ecco, cercherei di farmi condizionare meno dalla paura del giudizio degli altri. Che poi, il più delle volte, non pensano male - perché fondamentalmente non pensano. Manderei a quel paese prima alcuni, senza troppi rimpianti. Sarei meno snob. Scriverei, o almeno prenderei appunti per scrivere la biografia di mio nonno e del fratello di mia nonna. Studierei di più quelle curiose macchine con uno schermo e una tastiera, e cercherei di addomesticarmi ad addomesticarle un po'. Ringrazierei esplicitamente Guido per avermi mostrato come, con grande impegno e minuzioso lavoro, si può arrivare a giocare e divertirsi da grandi più che da bambini. Cercherei di non dimenticarmelo così spesso. (Ecco, lo sapevo, sono finita a rimuginarci. Però meno che a rimuginare sul rimuginare. Buono a sapersi.) Intanto la musica è passata ai Pink Floyd. Buona notte, buon mattino e buon giorno.

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