giovedì, ottobre 25, 2007

Aggiornamenti.

Faccio un corso di tedesco, poi.

Ho passato due giorni con mio padre senza litigare o quasi, nell'incredulità del mio delizioso e paziente consorte che già si preparava a raccogliere cocci. Abbiamo visto un po' di Foster e la splendida installazione alla Tate Modern, mangiato bene, camminato tanto.

Il detto genitore è sbarcato dall'aereo con una copia di un giornale laico e di sinistra che strillava in primissima pagina come il Papa avesse detto "d'estate fa caldo d'inverno freddo" (no, chiedo scusa, era "il precariato è un dramma"). Mi sono sentita ancora una volta felicemente sempre più lontana dall'Italia.

Più o meno come quando ho letto un blogger molto di sinistra sostenere che i diritti gay non sono un problema in Italia, i froci a cui non va bene possono sempre andarsene altrove. (Se non l'avete letto, risparmio a voi l'acidità di stomaco e a me la fatica di linkarlo.) Il che mi ricordava i racconti di mia madre su come "quelle che potevano permetterselo andavano ad abortire in Svizzera - le altre, dalle mammane".

O come quando ho scoperto che il quotidiano di cui sopra è in realtà un covo di pericolosi sovversivi che insultano la religione, dal momento che ha pubblicato alcuni dati sui finanziamenti dello Stato Italiano alla Chiesa Cattolica. (Seguite il link, nella colonna accanto tutte le puntate precedenti.)

O, per restare sui casi personali, quando ho pensato ai due mesi che sono stati necessari al mio oncologo italiano (lo ricorderò sempre più interessato a parlare di beghe accademiche a mio padre, il professore, che a tastare i miei linfonodi) per scrivere cinque-righe-cinque in cui dava gli estremi della mia storia clinica - senza peraltro scendere nei dettagli, che sarebbero stati utili data la peculiarità di detta storia clinica.

Comunque, le cinque righe unite a una dettagliata lettera del mio GP (cortesissimo quanto oberato di lavoro: infatti l'ha scritta in mezza giornata) mi sono valse un'iscrizione alla sezione locale del club, che qui si ritrova a Ematologia.

Mi hanno anche dato una tesserina che dice "Ehi, non ho la milza!", con dietro lo spazio per i bollini: vaccinazione contro pneumococchi, emofili, meningiti e influenze varie. Son tutte da fare, tranne quella dell'influenza per quest'anno che da due giorni mi fa dolorare il braccio sinistro. Il marito sostiene che alla fine della tessera mi dovrebbero lasciar comprare un tostapane, ma temo che non funzioni così.

E probabilmente lo scrupoloso ematologo mi farà sbucherellare anche da qualche dose di penicillina, giusto per star sicuri. Il che non è proprio una prospettiva che mi esalti, dato che la penicillina viene iniettata con aghi modello "oleodotto saudita".

Però lo scrupoloso ematologo è scrupoloso - che sollievo, se penso al suo collega italiano... E poi è simpatico, con un umorismo da corsia: "ehi, la maggior parte della popolazione non ha malattie ematologiche, tu ne hai avute tre: ti stiamo simpatici noi ematologi, eh?" - segue sorrisone felice di avermi tra le sue grinfie. Eh, voi illusi che pensate che Gregory House stia solo nella tv... (Ma lo scrupoloso ematologo è un pacioso signore di origini indiane di mezza età, non un tormentato Hugh Laurie. Frenate l'invidia, grazie.)

Ero stata poco scrupolosa io, invece, nel copiare dalla lettera di invito alla riunione del club alla mia agenda: nemmeno il tempo di complimentarmi con me stessa per la mezz'ora di anticipo che son dovuta correre verso la stazione del treno, no, aspetta, arriva un autobus che mi porta fin sotto all'altro ospedale e non so gli orari dei treni... - morale, un quarto d'ora di ritardo.

L'organizzazione e la pulizia del Princess Royal University Hospital mi lasciano sempre piacevolmente stupita, in barba a tutti gli orrori che si sentono sull'NHS. Il reparto di ematologia mi è sembrato organizzato meglio di radiochemio del S.Raffaele, che pure è il migliore ospedale in cui io sia capitata in Italia (e ne ho visti). Tre dettagli. La coda per il prelievo per per la visita è quasi inesistente, le infermiere non strillano i nomi dei pazienti, e non c'è nemmeno l'aria condizionata "gelo che stronca un pinguino" (seriamente: se dovete andare a fare una TAC, una lastra, un'eco al S.Raffaele, soprattutto d'estate: portatevi un maglione di scorta, pure due) - al più una porta che si apre un paio di volte di troppo.

Il marito chiedeva se il club abbia una stretta di mano segreta: non l'ha (anche se ovviamente se ci fosse non potrei comunque rispondere altrimenti). Però abbiamo il sorrisone non troppo segreto, che ho capito essere lo stesso tanto in Italia che in Inghilterra: dopo la visita sono andata a fare un po' di spesa, e uscendo dal Waitrose (trattiamoci bene, sì) ho incrociato una deliziosa signora sui novant'anni che era seduta vicino a me in sala d'attesa, e senza indugio ci siamo salutate calorosamente.

E la mia euforia non era dovuta solo al fatto che la commessa si era rifiutata di vendermi una bottiglia di sidro perché dimostravo meno di ventun'anni e non potevo provare di averne più di diciotto.

Oggi mi riposo, invece.

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