martedì, ottobre 30, 2007

You too, huh?

Ora, io sono convinta che tutte quelle storie su i gay che c'hanno una sensibilità particolare vadano archiviate insieme a quelle su noi donne che soffriamo più e meglio degli uominiVioletta): nell'immondizia dei pregiudizi e degli stereotipi che si prendono sul serio (gli stereotipi ironici - beh, altra storia, lunga, un'altra volta).

Però ogni tanto ti capita, quel punto che ti colpisce tra le scapole con qualcosa di gelido e ti fa passare nel cervello un lampo, solo un gay lo diceva così bene, forse solo noi queer sappiamo fino in fondo, di stomaco, di anni di vita, che vuol dire. Quasi certamente no, eh. Ma riconosci qualcosa di terribilmente familiare - e non uso il termine a caso: qualcosa che hai il sospetto ti renda famiglia di tutti coloro che l'hanno provato, per qualche ragione, più degli altri, di quelli straight, non-diversi, rappresentati, normali.

Comunque, ecco il pezzo. Che resta un pezzo da brivido, tutto girato nella penombra di una notte inglese, l'orchestra della BBC che ci dà dentro con gli ottoni in piano e pianissimo, con David Tennant e John Barrowman nei panni del Dottore e di Jack che fanno a gara a chi è più istrione ma senza farsi quasi notare e Freema Agyeman che - come dire: è tutti noi (ma mi rendo conto di non poter non parteggiare spudoratamente per un personaggio che si chiama Martha).

The Doctor: [The perception filter] doesn't make you invisible, just unnoticed. [grinning, seemingly ignorant.] Oh! I know what it's like. It's like when you fancy someone and they don't even know you exist. That's what it's like. [he runs off.] Come on!
[Martha looks despairingly after him, then glances at Jack.]
Jack: You too, huh?
The Doctor: [whispering] Don't run. Don't shout. Just keep your voice down. Draw attention to yourself and the spell is broken. Just keep to the shadows.
Jack: Like ghosts.
The Doctor: Yeah. That's what we are: ghosts.

(Ovviamente, Doctor Who. Episodio 3.12, The Sound of Drums. Scritto da Russell T Davies.)

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