giovedì, maggio 17, 2007

Siamo tutti Hohenstaufen.

Vediamo un po'.

Il nichilismo, a dirla tutta, non è proprio il mio genere. A parte occasionali crisi depressive, ma quelle direi che non contano. Il relativismo, in compenso, mi sta simpatico: mi sembra molto meglio dell'assolutismo, soprattutto di matrice teocratica. E quindi, aborto e eutanasia li vorrei liberi - e non intenderei praticarli su di me. Penso che l'idea di "qualità della vita" abbia senso, che sia anche utile per aiutare chi è svantaggiato: ché "tutto va bene, Madama la Marchesa" è il modo migliore per continuare a far stare bene quelli che stanno bene, e gli altri se va bene non ci sono, e se va male stan lì a soffrire per offrire quadretti edificanti - ma mai sono persone con diritti.

Segue: arroganza e violenza: diamine, sono un essere umano. Ma non ho mai fatto guerre, e trovo il terrorismo ributtante. Poi: "delimitano gli spazi del riconoscimento dell'altro e chiudono l'accoglienza verso chi è diverso per etnia, cultura e religione, mantenendo situazioni e strutture di ingiustizia sociale". Diamine, non avrei potuto dirlo meglio. Ma forse non parliamo delle stesse persone.

E poi ancora: "la verità della dualità sessuale" mi sfugge - e mi sfugge da prima che capissi di essere bisessuale, da prima che sapessi cosa sia il sesso: da quando avevo sette anni e turbavo le maestre raccontando come mio papà facesse la spesa e mia mamma rimettesse a posto l'impianto elettrico di casa. La "libertà di autodeterminazione di sé" mi sembra che sia uno degli elementari diritti umani. E, infine, il matrimonio: io sono donna e bisessuale, e il mio marito l'avrei sposato che fosse maschio o femmina, e chiunque provi a toccarmi lui o il nostro matrimonio lo stronco alle ginocchia prima e alle gonadi poi. (Ehi, l'ho detto, non escludo di essere violenta.)

C'è altro? No, non pare.

E così ho capito perché mi piacciono i capelli rossi.

(Grazie a Farfi per aver suggerito un grande titolo.)

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