lunedì, maggio 07, 2007

Ma il problema è l'Alka-Seltzer.

Da qualche tempo la qui presente scribacchina si trova ad assumere una sostanza letale.

Va bene, ne prendo una dose per cui al più ho la bocca secca e le gambe che tremano un po', e quest'ultimo effetto dovrebbe passare (e spero passi in fretta, ché qui ci sono degli esami da passare e a letto si finisce sempre a lasciar da parte i libri e a finire a scrivere post - appunto): resta il fatto che quando il dottore ha iniziato a prescrivermela ha convocato la qui presente e il gentile marito per una lezioncina di un'ora su "se la signora inizia a dormire troppo o vomitare andate subito in ospedale a controllare che la concentrazione nel sangue non sia oltre i limiti, e mi raccomando niente prole finché dura il trattamento".

Ora, la qui presente e il marito vivono in un Paese in cui gli antidolorifici "da banco" si trovano al supermercato. Quella cosa che in Italia è vista con orrore, ché porta la gente a mandare giù Alka-Seltzer come fossero mentine e a strafogarsi di aspirina (ovviamente con la CocaCola, e tra dieci minuti voglio vedervi tutti in acido). Tant'è vero che per procurarmi la mia sostanza io

  1. porto al farmacista la ricetta in cui il medico ha scritto principio attivo e dose - giorno per giorno
  2. mostro la mia tesserina che dichiara che sono in cura con quel principio attivo lì
  3. mi sento un ripasso della lezione di cui sopra mentre il farmacista prepara
  4. la dose esatta, giorno per giorno, di quello che devo assumere,
  5. lo mette in una scatolina su cui scrive il mio nome e la dose che devo assumere, giorno per giorno.

Ho appena sentito mia madre, ha ritrovato e buttato via quel che è avanzato dall'antidepressivo che prendevo quando ero in chemioterapia, dieci anni fa.

Ovviamente, nulla in confronto ai rischi dell'Alka-Seltzer.

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