lunedì, ottobre 23, 2006

Però cercherei di evitare la deportazione in Siberia.

Verso la fine (insomma, alla fine mancano circa duecento pagine: ma sul volume dell'opera è nulla) di Guerra e Pace (lo sto rileggendo, come spesso capita) c'è una descrizione di come Pierre Bezuchov, essendo sopravvissuto alla prigionia dell'esercito napoleonico in rotta, a un matrimonio con una stronza (chiedo scusa per la fine sintesi ma cosa vi aspettate, che vi racconti tutto il romanzo?*), e a un paio di altre vicende, trovi nella sua felicità la migliore consigliera della sua vita. E trovi anche il tempo di sposare Natas'a, che ha amato perdutamente per circa millequattrocento pagine.

Questo per dire, rapidamente, che si vorrebbe essere Tolstoj per poter dire come qui si sente la mancanza di molte persone, non tutto riesce, non tutto quel che riesce riesce come si vorrebbe, ma non si può fare a meno di fare e di imparare (e di imparare a fare: una cosa su cui dovrò tornare). E, insomma, si è molto felici di quel che ci sta capitando nel diventare grandi.

* "La storia di una ragazza che ama un tipo e ne sposa un altro", nella sintesi di Daniel Pennac. Io che faccio il tifo per Pierre e Marja (oh yeah, parteggio per Mas'a: e non mi ci dilungherei qui) più che per Andrej e Natas'a (intendiamoci: io amo Natas'a, non è possibile non amare Natas'a: ma parteggiare per qualcuno, mentre sei immerso in Guerra e Pace, non è amare ma un'altra faccenda) l'ho vissuta (Guerra e Pace lo vivi, data la mole e l'intensità) come la storia di un tipo che vuole fare cose e amare una ragazza, e riesce a fare tutt'altro e sposare una donna. E di uno scrittore che non crede al libero arbitrio.

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