OK by me in America.
Siamo partiti alle cinque del mattino su un taxi dalla guida sportiva persino per un taxi londinese.
Il volo è andato bene, abbiamo anche visto Kung-Fu Panda (carino) e il finale di Iron Man (sempre una delizia).
Alla frontiera siamo stati esaminati da una guardia di madre italiana. Perché gli stereotipi su New York possono essere veri.
Il viaggio in treno è stato lungo, ma non troppo.
La casa è la casa del futuro come l'immaginavano negli anni '50-'60. Meravigliosa. In più, essendo una casa americana, ha una quantità immensa di spazio, che rende ogni respiro più rilassato.
Ed essendo la casa di una teorica femminista ha libri tipo "poeti beduini donne del '900". Mordechai Richler non ha inventato nulla nella versione di Barney.
New Haven è una delizia, e oggi, con tutte le famigliole di studenti appena arrivati o appena ritornati, lo è ancora di più.
La copiosità della scelta nel supermercato americano medio è sempre inquietante.
Primo pranzo in un locale americano: panino, zuppa e cheesecake da Atticus. Delizioso.
L'art gallery dell'università ha anche un van Gogh. Così, tanto per scialare.
Stasera cena da un collega dell'Augusto Genitore. Sarà interessante per il cognato, che non parla inglese.
Domani, New York. Io vorrei puntare ai saldi di Macy's, ma forse avrò pietà del consorte.
(Niente link causa jet lag. Tanto Google lo conoscete.)