giovedì, agosto 14, 2008

Allora, com'era Hamlet?

Bellissimo.

Nonostante due diserzioni dell'ultimo minuto (tra cui il marito, per problemi di lavoro), nonostante ci siamo mancati gli autografi di David Tennant e Patrick Stewart (ma il secondo l'abbiamo visto conversare affabilmente con Richard Dawkins e signora, per sua delizia - e in ogni caso la mia quota di autografi è stata più che riempita nel mio torbido passato da loggionista o quasi).

E' stata una delle rappresentazioni più emozionanti che abbia visto in vita mia.

Come diceva lui, aiuta il fatto che sia una delle cose più belle che siano mai state scritte. Ma

io non ho mai visto qualcuno recitare così bene, credo.

Il "to be or not to be" di un Amleto paralizzato, un Amleto che altrove mostra una fisicità dirompente (ovviamente, essendo Tennant) anche se - di nuovo - questa si risolve in un movimento continuo ma incapace di lasciare qualunque segno sul mondo. Vedi alla voce "tragico", appunto - ma un tragico composto (ché anche nelle espressioni più flamboyant si intravede un lavoro cesellato al millimetro), semplicemente ineluttabile.

Claudio smascherato dagli attori che si alza, va con calma da Amleto, e - semplicemente - scuote la testa. Solo quei dieci secondi di Patrick Stewart possono valere il biglietto.

E già che ci siamo: la trasformazione di Patrick Stewart da Claudio a fantasma a Claudio: un vero tour de force - e per fortuna senza sottotesti freudiani.

Polonio, lo sbeffeggiato e terribile Polonio - Oliver Ford Davies ha i tempi precisi come un orologio svizzero, e le risate del pubblico erano irrefrenabili. E non volevamo quasi credere che fosse morto.

Ofelia ha una presenza scenica straordinaria. Riuscire a non farsi mangiare da Tennant al "get thee to a nunnery" è già un'impresa, tenergli testa come riesce Mariah Gale (di lei abbiamo l'autografo) è incredibile.

E fino all'ultima comparsa, al dunque, un lavoro un livello incredibile.

Per chiudere, perché non andare a vederlo nella ripresa londinese di questo inverno (Lia, so che mi leggi). Perché gli allestimenti in abiti moderni e quasi senza scenografia non vi piacciono proprio. Perché non sopportate i tagli anche minimi (ce ne sono relativamente pochi, primo tra tutti il finale - la rappresentazione chiude al "good night, sweet prince" così da lasciare un magone ancora maggiore al povero pubblico). Perché David Tennant o Patrick Stewart vi sta sull'anima - sono in scena quasi continuamente, come prevedibile.

Ma soprattutto, se non vi piace alzarvi dalla poltrona con le ginocchia che tremano.

(PS: un ringraziamento immenso a Eugenio per averci scarrozzato.)

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