giovedì, luglio 19, 2007

Mettere il mio femminismo alla prova.

Nelle ultime trentasei ore sono stata uno spot per il maschilismo.

A mo' di nemesi degli insulti che si è sempre preso chiunque sia a portata delle mie orecchie e dica "quella lì è nervosa, secondo me ha le sue cose", arriva un ciclo tanto pesante da mettermi fuori gioco: ma fuori gioco sul serio, per un attimo ho temuto di dover andare in ospedale, ché sai mai se la piastrinopenia abbia deciso di fare scherzi. Effetto immediato: salto l'appuntamento con il Teutonico Supervisor. E faccio tornare il marito da Birmingham a tenermi la zampetta. Mi sento trattare me stessa come una debole fanciullina che non riesce a lavorare, e ha bisogno del cavalier servente che le faccia il té. Vorrei tirare giù un paio di accidenti da scaricatore di porto, manco ci riesco.

Nel tentativo di distrarmi dal male (gli antidolorifici che ho in casa hanno effetti anticoagulanti: no buono) gironzolo per la rete, ché il computer sul pancino fa anche da borsa dell'acqua calda. E la curiosità ha la meglio, e ora sono a pagina 445 dell'edizione americana. (Sempre che sia vero, ma lo stile è proprio il suo.) No, "è scritto ancor meglio degli altri sei" e "lo aspetto da otto anni" non sono una scusa, come non lo è "porcapaletta l'esergo con una citazione di". Al prossimo che dice che le donne non sanno tenere un segreto non si potrà usare la qui presente scribacchina come controesempio.

Dulcis in fundo, sono così svanita e presa dalla mia meravigliosa femminilità da dimenticarmi come il negare e autoaccusarmi (contraddittorio? certo) di qualunque accidente di salute mi trattenga e il leggere sempre come va a finire qualunque storia in cui mi imbarchi, sono un paio dei tratti che ho preso dal mio pochissimo femminile padre: e preso su a mo' di copia-carbone, per la delizia degli scuotimenti di capo e degli occhi al cielo di mia madre. Come per quella faccenda che tutti e due apprezziamo l'Elisir Novasalus nell'acqua bollente, ma quello è un'altra storia.

(Sì, ho letto come va a finire - sempre che sia vero, eccetera. Domande?)

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