giovedì, febbraio 08, 2007

We shall overcome (someday).

Stai per metterti a scrivere un post sui cavoli tuoi (una conferenza particolarmente ostica), decidi di lumare il sito del Corriere. E vedi come per certa gente sia un brillante compromesso di sinistra una legge per cui ci vogliono tre anni per iniziare ad avere qualche diritto. D'altra parte, se sei normale, c'hai il matrimonio, ed eventualmente la Sacra Rota con cui non devi nemmeno pagar gli alimenti (previo pagamento, meglio se conoscendo qualcuno, e avendo avuto cura il giorno prima del matrimonio di confidare a un amico che hai un po' di strizza del gran passo).

Al che vorresti scrivere un post su come tre anni fa tu e tuo marito vi conoscevate appena. Su come tutti i tuoi parenti (spesso proprio perche' cattolici) siano stati ammirati dalla decisione di non prendere tempo nel prendersi questo impegno di dichiarare pubblicamente che si era (anche) due parti di una cosa sola. Su come sai benissimo, essendo bisessuale, che i modi dell'innamoramento sono vari e comuni quanto l'umanita' che si condivide.

Vorresti scrivere di come nessuno abbia fatto un esame prima del matrimonio a quel tuo pro-pro-zio che a ottantadue anni si sposo' la badante venticinquenne (lasciando a bocca asciutta una cugina che gia' si vedeva ereditiera, e regalando grandi occasioni di pettegolezzo per il resto della famiglia). Di come nessuno proibisca a una moglie maltrattata di restare con il marito (e si' che la prima causa di morte per le donne nel mondo e' quella). Della coppia che hai preso a modello di matrimonio, che si pote' sposare solo dopo vent'anni perche' lui era gia' sposato e non c'era il divorzio. Di come lo Stato abbia avuto il buon gusto di non guardare nelle lenzuola del tuo pro-pro-zio, della tua coppia preferita, di tua madre e tuo padre, nelle tue; ma voglia sapere i dettagli di quel che succede in quelle di Aelred e fidanzato, che l'ultima volta che ho incontrato tiravano dietro alle istruzioni dell'Ikea gli stessi accidenti che tiriamo il marito ed io (a meno di qualche insulto prettamente lombardo).

Vorresti scrivere. Ma non riesci a fare altro che canticchiare nella tua testa il tuo inno preferito, e sperare che un giorno forse anche l'Italia sara' un Paese civile - in cui la politica ha come referenti i propri cittadini, come scopo anche quello di renderli tutti tali, a pieno titolo. Cosi' come negli Stati Uniti un nero puo' sedersi dove gli pare nell'autobus.

Ma l'inno dice I do believe we shall overcome someday: alla liberazione credi, non la pensi del tutto possibile. E sara' un giorno.

Un giorno. Non oggi.

A mo' di postilla, un bellissimo commento di Scalfarotto: "Come se il legame tra due persone si basasse non su una promessa di un futuro in comune ma dalla constatazione che il tempo è passato."

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