Cinque cose, eccetera.
(Grazie a Pietro Vischia.)
- Un amico di famglia (uno dei miei modelli di vita, a dirla tutta) aveva in casa alcuni bellissimi nudi di sua moglie, una signora e madre di tre figli che mi ha sempre messo in soggezione. Uno di questi quadri venne regalato ai miei genitori. Mi stupiva sempre come i miei conoscenti maschi si incantassero davanti a quella donna senza vestiti che per me era la vista più quotidiana del mondo, che associavo alla famiglia più compatta (e perfino tradizionale) che conoscessi.
- All'età di dodici anni ho capito che mia nonna mi aveva ingannato su molte cose. Ho imparato ad apprezzare alcuni lati del suo carattere, ma (almeno in parte) non gliel'ho mai perdonata.
- Sono stata spaventata dalla parabola dei talenti da bambina, e ho il terrore che perdere tempo rovinerà la mia vita. Ne sono quasi uscita facendo una certa domanda a una certa pastora.
- Non riesco a non ricordare il periodo degli ultimi quattro (su sei) mesi di chemioterapia come uno dei più felici e luminosi della mia vita.
- Ho deciso che avrei sposato mio marito dopo la prima volta che abboamo cenato insieme a casa mia.
Palla a chi la prende.