venerdì, febbraio 23, 2007

Parigi (o cara).

Mi rendo conto che fa terribilmente gauche caviar, ma d'altra parte è vero: vado con una certa regolarità a Parigi da quando avevo sei anni. Ogni volta la vedo diversa - ogni volta mi scopro diversa vedendo Parigi.

Una settimana fa, per la prima volta, mi è sembrata decisamente invecchiata. Con garbo, percarità, non come Venezia[1]. Ma quel che c'è di abbordabile non è nulla di nuovo, mentre quel che c'è di nuovo è carissimo - e nemmeno così nuovo. E le frotte di turisti (gli italiani tutti nel Quartiere Latino[2], anche in questo non sono usciti dagli anni '60; quelli più svegli nel Marais) avevano una terribile aria di starsi godendo le (ultime?) spoglie di un bottino.

Io mi sento più adulta, ma non vecchia. Sono pronta a costruire, non a saccheggiare.

Me ne sono tornata a Londra con il programma di sala di un Don Giovanni bellissimo e cupissimo. Ho saltato a pié pari le parti "Mozart, nostro contemporaneo" e "Il libretto del Don Giovanni, un tesoro francese"; mi sono riletta tre volte le note di regia di Michael Haneke[3] (in inglese, francese e tedesco: il resto del programma era solo in francese).

E una trentina di euro di cibo francese[4], per festeggiare un successo di lavoro del marito e darmi la carica per scrivere la tesi.

[1] Commento della compagna di camera in ostello[1.1]: "La prossima volta, mi chiederanno soldi per respirare. E non ne valeva la pena." Detto da una tutt'altro che lagna, una compionessa nazionale (brasiliana) di pattinaggio[1.2] che si è data allo studio delle relazioni internazionali.
[1.1] Palazzo bellissimo - anche se il quarto piano senza ascensore non è comodissimo. Il primo receptionist in cui sono incappata era di una scortesia abissale (e non voleva farmi rientrare dopo l'una), gli altri sono stati estremamente cortesi e civili.
[1.2] Gli incontri che fai in ostello sono sempre incredibili.
[2] Mi rifiuto di andare a Montmartre, per inciso. Ho già dato.
[3] Il Commendatore è il padrone dell'azienda; Don Giovanni il nuovo CEO, Leporello il suo segretario (e amante occasionale, in un rapporto un po' sadomasochistico); Zerlina e Masetto lavorano nell'impresa di pulizie. Funziona.
[4] Cuisse de canard confit, terrina di coniglio con noci, paté di porco d'Auvergne, salame; una challa e un bagel dal Marais, dove (da Florence Finkelstajn, rue de Rosiers) ho mangiato un'aringa in salamoia che rappacificava con il mondo.

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