lunedì, settembre 05, 2005

Cognomen Omen.

Uno dei motivi per cui da grande mi troverò (tendenzialmente) ad occuparmi di funzioni di utilità di vonNeumann-Morgenstern e non dei primi dieci minuti della Nave Bianca di Rossellini è che in famiglia ce n'è già uno. Il che implica tre cose:
  1. Un'overdose di immagini e di commenti delle medesime prima del quarto di secolo di vita. La prima parola che ricordo è Eisenstein, detta da mio padre circa tre volte per minuto per un paio di ore di conversazione con qualche suo amico. Il mio primo film non è stato Mary Poppins, ma Sfida Infernale. A diciassette anni mi sono fatta una settimana di film sperimentali a Pesaro, e mi sono pure divertita come una pazza. Capite bene che a ventisette anni o mi attaccavo a Sokurov (ma criticandolo per troppa trama) o ci davo un taglio.
  2. Un bel po' di sicurezza infondata sulle mie capacità reali. All'età di dodici anni le mie compagne di classe guardavano Dirty Dancing; io analizzavo le differenze tra L'uomo che sapeva troppo versione inglese e versione americana come conversazione leggera. Avrei potuto far finta di essere una fine intellettuale per una vita senza faticare troppo.
  3. Ogni volta che aprivo bocca a proposito di un film, la frase: [Cognome] come [l'Augusto Genitore]? Di fronte alla quale o decidi di sfruttare la situazione all'impossibile (poi sono affari tuoi, guardarti allo specchio la sera), o credi molto in quel che fai.
Quindi, in sintesi: Violetta, chapeau.

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