Heart on a sleeve.
E ogni volta che incontro un nuovo essere umano sono felice come se ("come se" nulla: un essere umano con cui parlare: il Paradiso), e faccio le feste come un cagnolino (uno di quei Terranova che ti saltano addosso e ti atterrano, ecco), e parloparloparlo (e ascoltoascolto, ché diamine un essere umano intero che mi parla: il Paradiso; ma parloparloparlo, e l'ascolto non so se si sente), e sono su una nuvola, e poi di colpo precipito: Oddio, ho detto troppo, e son stata troppo appiccicaticcia, e non mi levavo più di casa, un essere umano, e io sono stata malaccorta come un elefante in una cristalleria, e ora non mi parlerà più. (E sì, sono una bambina insicura delle proprie capacità sociali.)
E però, un altro essere umano.
E dato che è troppo tardi per tornare indietro, non posso che incrociare le dita, e chiedere a chi mi conosce: ma sono scortese, ma parlo troppo, ma -
Marta, mùchela.
Sì, marito. Ma -
(È che al dunque sono curiosa, e affamata di vita. Affamata come se stessi morendo di fame, intendo, non un leggero languorino. Quindi sono convinta che la vita sia troppo imprevedibile e breve per non dire. Anche se credo che poi ci sia altro: ma non sarà questo, e intanto che c'è non voglio rischiare di sprecarlo, questo.)