giovedì, giugno 01, 2006

I numeri dell'essere magra.

1. Entro ancora perfettamente un vestito di quando ero in quarta ginnasio, a meno di quei cinque centimetri che ho messo su in altezza da allora - poco male, la gonna è solo un po' più corta. Sì, la quarta ginnasio sono quattordici anni fa. Il vestito in questione non è - per ovvi motivi di consunzione delle fibre tessili - un comodo vestito da tutti i giorni: è un vestito da festa, che ha sempre fasciato le mie forme, invero piuttosto prosperose all'altezza del seno. La targhetta recita: taglia 44. (Per inciso, ero appena uscita da una cura a base di cortisone, ero un po' gonfia.)

2. Mi cade sempre a pennello un abito da sera preso al primo anno di università (sono otto anni fa) alla chiusura del Kookai di Pavia. È un vestito nero, lungo, fasciante, decisamente scollato, molto da sera di gala. L'ho messo quattro volte nella vita, escludo che si sia sformato. La targhetta recita: taglia 42.

3. Entro in un negozio milanese, trovo una gonna che mi piace e non mi sta male. La targhetta dice: taglia 46.

4. Torno a casa, riprovo il vestito di Kookai: sempre perfetto, sempre taglia 42.

Fate le vostre ipotesi.

(Se qualcuna si chiede come posso avere la taglia di quattordici anni fa pur mangiando come un porcellino all'ingrasso: (1) un po' è genetica (2) mai pensato alle diete, solo a mangiare quando avevo fame (3) da un paio di anni è un metabolismo con cui rischio di andare in coma ipoglicemico per un bicchiere di cocacola - non esattamente qualcosa di invidiabile (4) tutte le calorie che brucio per l'incazzatura ogni volta che qualcuno cerca di intendere che tutte le donne dovrebbero essere stecchini un po' fané fanno il resto.)

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