martedì, dicembre 27, 2005

Incubi.

Amore, ho avuto un incubo terribile. Ero in una varietà non orientabile e dovevo trovarne il gruppo fondamentale. Beh, tu non hai mai sognato un programma che si incazza con te perché c'ha un bug? Ah, vero, non hai il mio inconscio. (Era davvero un incubo terribile. Dovevo andare in un posto con il fiancé, ma lui non riusciva a salire sul treno del metrò su cui ero io. Lo aspettavo per un po' alla fermata successiva...) Amore, mettiamoci d'accordo se ci si perde di vista a Berlino. Sì, certo, Totò e Peppino. (...poi deciedevo di prendere un ascensore accanto a cui avevo visto armeggiare senza successo una miss ce l'ho solo io e pure d'oro a cui ai tempi avevo fatto tutorato di algebra e che l'ultima volta che ci siamo viste ha quasi fatto finta di non vedermi. L'ascensore era lercio ma funzionava; però non aveva i numeri dei piani. Io schiacciavo un bottone che mi pareva ragionevole e scoprivo che (a) il piano richiesto era più o meno il trentesimo sopra il suolo (b) l'ascensore era di garza (c) l'ascensore era un esercizio sul teorema di Seifert-vanKampen. All'inizio non perdevo la calma; poi mi trovavo sospesa davanti al trentesimo piano di un grattacielo, con l'ascensore che si stava rompendo sotto di me e io dovevo uscirne prima di sfracellarmi al suolo e iniziavo a innervosirmi. Mi accorgevo che in una stanza dentro il palazzo c'era mia madre, e le chiedevo una mano. Lei non aveva molta voglia di aiutarmi, visto che stava leggendo un libro e aveva anche da badare a mo' di infermiera alla più stronza delle mie ex compagne di corso, la quale era impazzita e delirava come Lucia di Lammermoor nell'ultimo atto, ma volendo suicidare me e non se stessa. Alla fine riuscivo a uscire dall'ascensore e lanciarmi nella stanza del palazzo con mossa degna di Indiana Jones nella tomba azteca. Scendevo a piano terra, con le scale, e trovavo anche il fiancé. Ma che fatica.) Che fai, Zef, sghignazzi?

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sabato, dicembre 24, 2005

Ovviamente,

auguri a tutti.

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giovedì, dicembre 22, 2005

Con aria angelica.

(Post tecnico-ironico-autoreferenziale.)
"Due to space constraints, we must refer the reader to \cite{weibull} for the concepts of ESS."
Non male per una tesi che ha nel titolo "evolutionary stability". D'altra parte, Weibull avrà scritto quel suo bel tomo per qualcosa, no?

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Da cubo a perfetto.

In breve: 28 anni. E non ho tempo di sentirmeli. (Grazie a .mau. per avermi fatto notare che 28 è perfetto.)

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giovedì, dicembre 15, 2005

Behavioural strategies (How many statements of purpose must a game-theorist write down).

Dall'americano all'inglese si aggiungono un po' di u e di l, e si tolgono un po' di superlativi e di fatti miei, vero? (Ovviamente i guai di salute restano, o non si spiega che diamine ho fatto dal giugno '96 al settembre '98, e perché ci ho messo sette anni a laurearmi.) (Il titolo lo spiego un'altra volta, in "Ma che è 'sta teoria dei giuochi parte 3".)

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mercoledì, dicembre 14, 2005

Quel che temevo.

Crisi di astinenza da matematica. Chiedo scusa a tutti quelli con cui ho a che fare (o non ho a che fare perché non scrivo loro le mail, o faccio loro le telefonate che vorrei). Non ne posso più di me. Statement of puropose, curriculum vitae, chiedo qui, no lì, quanti soldi, come, cosa. Voglio studiare, cazzo. Mi sento persa e sola e svuotata di ogni immagine e senso. Piena di lacrime, però.

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sabato, dicembre 10, 2005

Orecchio.

Fin da quando ero bambina, le note mi dicono il loro nome. Ora penserete che io non stia proprio bene. Non è così, tranquilli. Mi dicono che si chiama "orecchio assoluto passivo", e capita. Vuol dire che le note ti parlano, e ti dicono il loro nome. Non vuol dire saper suonare. Non vuol dire nulla. Non vuol dire, ad esempio, che non si butta il piano alle ortiche dopo otto anni di fatica, quando raggiungi i tredici anni (i motivi sono alquanto personali, del genere "cose che tu e tuo padre vi rinfaccerete per tutta la vita"), e per i successivi tre anni ti rifiuti di ascoltare qualunque tipo di melodia (sì, al punto di uscire da una stanza dove qualcuno ascolta un disco). Poi gli anni passano, tu cresci, e impari anche ad ascoltare la musica. Ascoltarla davvero: quell'attività che assomiglia terribilmente a - beh, lo sapete. Però del tutto pace con le note non l'hai ancora fatta. Le senti, non le senti, non sai, non vuoi sapere. Poi, anche per altri motivi, ti viene questa idea di andare a cantare nel coro della chiesa. L'anno in cui arriva un maestro nuovo che ha l'idea di non farci solo cantare ma anche di insegnarci un po' di solfeggio cantato. E questa notte mi accorgo di non poter più scrivere ascoltando Mozart, perché quei mi continuano a dirmi il loro nome, forte e chiaro. Ciao, mi. Bentornato nella mia testa. (Non fatevi strane idee, ehi. Non sono mica così brava: colgo bene una dominante, una tonica ogni tanto; poi faccio due conti, chiaro; e i cantanti non li capisco mai. Però è qualcosa.)

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venerdì, dicembre 09, 2005

In ritardo. (How many roads must a game-theorist run down.)

Le domande sono un delirio. Me le sogno anche di notte, ovviamente. Non riesco a mettere insieme lo Statement of Puropose. Oscillo tra il sogno di essere presa ovunque e il terrore di non essere presa da nessuna parte. Per Chicago rischio di non fare in tempo. Devo piantarla di sospirare come un mantice ogni volta che vedo la pagina del Matematico Inglese. Tutta questa faccenda si sta trasformando in qualcosa di molto simile a un'analisi condensata e solitaria. Non che sia necessariamente un male. Ah già: dove. Più o meno da ovest a est sul mio planisfero: Stanford, Chicago (se faccio in tempo, appunto), MIT, Pompeu Fabra, LSE, UCL (University College London, non Université Catholique de Louvain), Warwick, Maastricht, Mannheim, Stockholm. Non dico dove vorrei andare per scaramanzia. Ma sentitevi liberi di immaginarlo.

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In anticipo.

Ecco: se qualcuno sa suggerire luoghi, attività, varie ed eventuali, a Berlino tra il 3 e il 10 di gennaio, avrà in cambio la gratitudine mia e del fiancé. Soprattutto la parte "locali" della questione è molto apprezzata, ché qui se ne capisce assai meno di quanto si vorrebbe.

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martedì, dicembre 06, 2005

Tatuaggi.

Dopo la laurea volevo farmi un tatuaggio, ma non sapevo cosa disegnarmi addosso. Ora ho deciso. tatuaggio Un premio a chi indovina cos'è.

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Snob.

Come, ad esempio, scrivere la lista della spesa su una prova di stampa del modulo per lettera di raccomandazione dell'MIT. (Non era voluto, era davvero il primo foglio di carta di brutta della pila.)

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lunedì, dicembre 05, 2005

Lie, steal, cheat (but not kill).

Quanto sei pronta a dire e fare per quel posto, scribacchina semimatematica dei miei stivali, dopo che hai passato un'ora a rileggerti sospirando i research interest di quel Matematico Anglosassone? PhD Comics - 1/4/2003 "Faccia lei. E con tante lodi, mi raccomando." (L'altro che ha accettato di scrivermi le lettere, invece, me le consegnerà solo in busta chiusa firmata con il suo sangue e sigillata con riti arcani. E l'Ineffabile - beh, è Ineffabile.)

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sabato, dicembre 03, 2005

Io non ho paura.

Non ho paura. Non ho paura di voler andare in un posto veramente bello. Non ho paura di andarci, se mi prendessero. Non ho paura di non riuscire a non andarci: farò altro. Non ho paura di non sapere abbastanza: imparerò. Non ho paura di aver saputo troppo: quel che non strozza ingrassa e viceversa. Non ho paura di Dio. Non ho paura di essere scettica. Non ho paura di cambiare. Non ho paura di essere me stessa. Non ho paura di quanto non so chi sono. Non ho paura di amare il fiancé. Non ho paura di non amarlo abbastanza. Non ho paura di voler bene con tutta me stessa ad alcune persone. Non ho paura di essere antipatica. Non ho paura di restare sola. Non ho paura di essere in mezzo alla gente. Non ho paura di chiedere. Non ho paura di ammalarmi di nuovo. Non ho paura di morire. (Nel caso: niente fiori, ma corali di Bach e abbondanti libagioni.) Non ho paura.

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venerdì, dicembre 02, 2005

In trasferta.

Le donne di un tempo, da Zia Rebecca.

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Un buon noncompleanno...

il regalo di compleanno del fiancé a me. I regali dal fiancé sono arrivati, per la gioia di tutta la casa.

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Economia delle vacanze natalizie.

Berlino. Una settimana (dal 3 al 10 gennaio). Aereo e camera doppia: un mese e mezzo di ripetizioni. Evviva il ripetino fanigottone che quest'anno ha la maturità. (Non vedo l'ora di godermi - e di vedere la faccia del fiancé davanti a - questa mostra.)

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giovedì, dicembre 01, 2005

Primo dicembre.

Red Ribbon (E nessuna iniziativa ufficiale.)

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